venerdì 14 gennaio 2011

Considerazioni sulla convivenza

La famiglia è come un tempio ove l’ingrediente principale è l’amore. Più si ama più questa si rinvigorisce e diventa vitale. Quando invece l’amore diminuisce, come una pianta che non riceve acqua, lentamente inaridisce e muore.
Nella nostra società civile, essa si costituisce attraverso il matrimonio che può essere civile o religioso ed anche con la semplice convivenza: sono tre modalità con caratteristiche diverse.

La convivenza è una relazione di coppia ove i partner pur vivendo insieme e condividendo affettività, interessi ecc. scelgono comunque di conservare parte della loro identità di persone libere.

In questo modello di relazione, fatte le debite eccezioni, è spesso presente il sottinteso del “fino a quando dura” e di conseguenza non ci si sbilancia troppo nel senso che e non si abbandonano del tutto le proprie sicurezze nell’appoggiarsi all’altro.

E’ metaforicamente come uno “stare insieme senza disfare mai del tutto le valige”. Tanto è vero che qualcuno preferisce considerarlo come “periodo di prova”, dando per sottinteso il diritto reciproco di poter fare in qualsiasi momento e senza complicazioni un passo indietro qualora non si realizzassero le proprie aspettative.

Non sorprende se in queste unioni possa persistere una connotazione di ansia dovuta appunto all’insicurezza che il partner non sia conquistato del tutto con conseguente necessità di mantenersi sempre “all’altezza” delle sue aspettative.

Sono situazioni che alimentano quasi sempre, specialmente nella parte più debole, sensi di inadeguatezza se non di colpa.

E come procedono le cose quando uno dei partner si ritiene insoddisfatto e decide di fare il così detto “passo indietro”? E’ da tenere presente che anche nel caso di scelta consensuale c’è quasi sempre “uno che parte per prima ed uno che si volta indietro”.

Per quanto è dato sapere sull’argomento, nella prassi emerge quasi sempre un repertorio piuttosto povero di giustificazioni del tipo “mi dispiace ma le cose non sono come pensavo”. Oppure: “E’ colpa tua”. Si sono registrati anche casi limite del tipo: “Mi dispiace ma non provo più quello che provavo prima”.
E’ da tenere presente che in questa forma di relazione non giuridicamente regolamentata la giustificazione non è elemento essenziale per raggiungere lo scopo di recedere dal patto.

Quando si giunge poi allo scioglimento della convivenza, ci si separa nella osservanza dei patti e ognuno se ne va liberamente per la sua strada senza complicazioni di legge. Solo qualche fastidio in più quando ci sono figli.

Secondo le statistiche la convivenza è un fenomeno “moderno” in fase di espansione e guardato con simpatia specialmente dalle nuove generazioni.

Ne viene apprezzata la facilità della sua costituzione perché basta prendere la decisione di vivere assieme (con – vivenza) nelle forme più varie, la mancanza di obblighi burocratici e civili e la facilità, come detto, di sciogliere il patto.

E’ espressione di un sentire comune ispirato anche ai nuovi modelli di vita provenienti in particolar modo da paesi anglosassoni e proposti con crescente frequenza anche da mass media ed opinion leaders. (E’ noto che i mass media concorrono nel formare le coscienze).

Così descritta la convivenza è percepita da molti come una esperienza positiva e desiderabile, una relazione soft, ove gli impegni forti sono rinviati, e la progettualità è preferibilmente a breve termine. In caso di insuccesso è derubricata come una semplice “storia” che è finita, mentre la vita continua.

A questo punto sorge doverosa la domanda sul dopo: e poi, dopo il ritorno alla libertà, che ne è dei due ex? Si è trattato per loro di una semplice “storia” che è finita o ci sono altri aspetti che meritano di essere approfonditi?

Viviamo in un’epoca in cui si preferisce esaltare gli aspetti luminosi dell’esistenza, mentre il resto, anche solo i grigi vengono garbatamente celati. Che si voglia o no in tutte le cose c’è tuttavia sempre un rovescio della medaglia, o quello che alcuni descrivono come l’altra faccia della luna: ci sono in sostanza le conseguenze in ogni nostro agire.

Per saperne di più in questa direzione occorre sollevare il velo anche sui grigi ed oltre, e rifarci a chi ha vissuto questa esperienza.

Dobbiamo recuperare informazioni quasi sempre celate dalla privacy che gli interessati quasi mai amano raccontare apertamente, ma che poi rovesciano con abbondanza di particolari su curatori d’anime, consulenti familiari, legali, ecc.

Quando dunque queste relazioni si rompono, e qui le esperienze con il matrimonio sono molto simili, c’è sempre chi ha investito di più e quindi… ci rimette di più, e si sente deluso, tradito, usato.
Con un colpo di spugna svaniscono sacrifici, sogni e speranze.
Quando poi l’inversione di rotta è subita e non accettata come spesso accade, questa può trascinare con se sentimenti ostili quali risentimento, rabbia, odio, anche vendetta.

Quello che per definizione doveva essere la culla dell’amore è trasformato in occasione di disprezzo e conflitto.

Dobbiamo sempre tenere presente che l’essere umano è “persona” e non un giocattolo che possiamo far muovere a nostro piacimento. Ha una sua natura con regole inviolabili e significati profondi che si estendono dal corpo alla psiche allo spirito: ogni scelta che facciamo comporta sempre delle conseguenze: c’è un prezzo che può essere una perdita o un guadagno.

Una relazione che finisce, e ciò si registra come dicevamo sia in convivenze sia nei matrimoni, lascia sempre nel nostro cuore una ferita che non si rimargina come vorremmo e che sopravvive come un lutto, che porta con se sensi di colpa e dolore, anche se in varia misura.

Ci si rimprovera di avere fatto una scelta sbagliata, oppure di avere sciupato un’esperienza che forse poteva andare avanti. Si piange il tempo e l’integrità perduta. Di avere tradito noi stessi per avere agito massimi sistemi con troppa superficialità.
Le cose si complicano a dismisura se ci sono figli...

2 commenti:

  1. Direi che tutte queste considerazioni sono reali"purtroppo"...ma...Quando si decide di sposarsi e fare una famiglia...ci sono e ci saranno sempre dei"momenti" non desiderati..ma con l'amore i valori(sempre più dimenticati)la disponibilità venirsi incontro si possono superare molti ostacoli poi tutto torna risplendere..una famiglia con tutti i suoi valori è sicuramente la cosa più bella ed è la prima società dei nostri figli..dove possono sempre trovare"AMORE"

    RispondiElimina
  2. Si, i momenti non desiderati ci saranno purtroppo sempre. Quello che importa, concordo con “Anonimo” è il saperli superare con l’amore e nel rispetto dei valori delle persone. Aggiungerei solo: da parte di entrambi.

    RispondiElimina