giovedì 16 giugno 2011

Gesù non ha buona memoria

Sulla Croce durante la sua agonia il ladrone gli chiede di ricordarsi di lui quando sarebbe entrato nel suo regno. Se fossi stato io gli avrei risposto, "non ti dimenticherò, ma i tuoi crimini devono essere espiati, con almeno 20 anni di purgatorio", invece Gesù gli rispose "Oggi sarai con me in Paradiso".
Aveva dimenticato i peccati di quell'uomo. Lo stesso avviene con Maddalena e con il figliol prodigo. Gesù non ha memoria, perdona ogni persona, il suo amore è misericordioso».

Gesù non conosce la matematica, lo dimostra la parabola del Buon Pastore. Aveva cento pecore, una di loro si smarrì e senza indugi andò a cercarla lasciando le altre 99 nell'ovile. Per Gesù uno equivale a 99 e forse anche di più.

Gesù poi non è buon filosofo.
Una donna ha dieci dracme ne perde una quindi accende la lucerna per cercarla, quando la trova chiama le sue vicine e dice loro "Rallegratevi con me perché ho ritrovato la dracma che avevo perduto". E' davvero illogico disturbare le amiche solo per una dracma, e poi far festa per il ritrovamento. Per di più invitando le sue amiche per far festa, spendendo ben di più di una dracma. In questo modo Gesù spiega che c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte.

Gesù è un avventuriero.
Chiunque voglia raccogliere il consenso della gente si presenta con molte promesse, mentre Gesù promette a chi lo segue processi e persecuzioni, eppure da 2000 anni constatiamo che non si è esaurita la schiera di avventurieri che hanno seguito Gesù.

Gesù non conosce né finanzia né economia.
Nella parabola degli operai della vigna, il padrone paga lo stesso stipendio a chi lavora al mattino e a chi inizia a lavorare il pomeriggio. Ha fatto male i conti? Ha commesso un errore? No, lo fa di proposito, perché Gesù non ci ama rispetto ai nostri meriti o per i nostri meriti, il suo amore è gratuito e supera infinitamente i nostri meriti. Gesù ha i "difetti" perché ama.

L'amore autentico non ragiona, non calcola, non misura, non innalza barriere, non pone condizioni, non costruisce frontiere e non ricorda offese.

martedì 14 giugno 2011

Che cos'è la verità?

La verità è simile a Dio: non appare immediatamente, bisogna che la intuiamo attraverso le sue manifestazioni. «Che cos'è la verità? disse Pilato per scherzo e non aspettò la risposta». Così, nei suoi Saggi, il famoso pensatore inglese Francesco Bacone ironizzava sulla figura del Pilato descritto dal Vangelo di Giovanni. Sta di fatto, però, che anche se disattesa e sbeffeggiata, la sua rimane una domanda che continua a serpeggiare nell'umanità. Molti appunto l'accantonano, altri le riservano risposte sbrigative, altri sono scettici sulla possibilità di una risposta. Noi oggi mettiamo sulla ribalta quelli che desiderano scoprire il volto autentico della verità. E a costoro il grande poeta tedesco Goethe indica una via nel testo citato: come Dio si svela mediante i suoi segni ed epifanie, così accade per la verità. Ci vogliono, quindi, occhi limpidi e vigili, capaci di identificare le tracce che il vero dissemina nell'essere e nell'esistere, nello spazio e nella storia. Bisogna, tuttavia, essere molto sorvegliati e attenti nel procedere in questo itinerario di ricerca. Aristotele, nel suo trattato sul Cielo, giustamente osservava che «la più piccola iniziale deviazione dalla verità si moltiplica, man mano che si avanza, mille volte tanto» e così ci si allontana sempre più da essa. Un po' come avveniva nel campo descritto dalla parabola di Gesù, ove grano e zizzania crescevano insieme, così accade anche nella storia umana, ove non sempre è facile distinguere tra i frutti buoni della verità e quelli avvelenati della falsità. D'Annunzio diceva che «il falso e il vero son le foglie alterne d'un ramoscello», ed è necessaria molta cura per discernerle. È per questo che nel Vangelo di Giovanni lo Spirito Santo è detto «Spirito di verità» che svela la profonda e inconcussa verità che libera e salva.

lunedì 13 giugno 2011

Sant’oro

Le notizie di questi giorni sulla dipartita di Santoro dalla Rai hanno attirato la mia attenzione, non tanto per le scelte politiche o ideologiche o per la gestione del “servizio pubblico”, quanto per la modica cifra per l’uscita (2,3 milioni di euro). Sembrerebbe ben giustificata dal fatto che le cifre di share facevano guadagnare, in termini di introiti pubblicitari, 11 milioni di euro, a fronte di un costo della trasmissione di 200 mila euro a puntata. Il post non vuole prestarsi a nessuna strumentalizzazione politica. Il problema non sono i contenuti veicolati, ma gli stipendi in questione come problema trasversale e globale: scrivete in un motore di ricerca la parola “stipendi” e divertiti ad aggiungere le parole “calciatori”, “conduttori”, “politici”…

Gli stipendi dei conduttori televisivi, quelli del mondo sportivo (cifre da capogiro per il golf, la Formula Uno, il Motomondiale, il basket-baseball-football americano, il nostro amato calcio) mi sembrano un po’ spropositate rispetto a tanti uomini e donne che nel mondo faticano e sudano per arrivare a fine mese o che lavorano nelle miniere arrivando a percepire uno stipendio impari che li costringe alla fame o alla miseria. Ancora più problematico è il discorso relativo alla sfera politica, dove certamente sono utili agevolazioni per il “servizio” che si fa’ ad un Paese, ma che è arrivato ben oltre creando uno scollamento dalla realtà. Mi viene spontaneo chiedermi come chi governa possa comprendere i reali problemi dei cittadini se non sanno neanche cosa significhi dover “sbarcare il lunario”, restare bloccati per ore nel traffico, prendere un autobus… A livello ancora superiore chi ha la “governanza mondiale”, chi di fatto regola l’economia mondiale (Banca Mondiale, Fondo Monetario Internazionale, WTO), chi è nelle grandi ONG in partenariato ONU che dovrebbero essere libere da ideologie, che si occupano ad esempio del problema della fame nel mondo senza averla mai patita, come fanno ad essere guide o modelli di riferimento?

Mi torna in mente l’episodio del peccato di Davide in 2Samuele 11-12, dove si vede che il piccolo pastore che ha sconfitto Golia, arrivato al potere si lascia da esso corrompere al punto di ordire una strage per celare un suo personalissimo peccato di adulterio, distribuendo i costi a terzi, plagiando il proprio capo Ioab e i propri funzionari in una perversa logica do ut des che inquina l’intera società.

Una volta la politica era al servizio del “bene comune”. Per sovvertire tale ordine poteva solo esserci un dittatore o un gruppo che cercasse il proprio interesse o economico o ideologico. Oggi assistiamo invece ad una dittatura nuova, dolce, sottile, graduale, che ci assuefà a vedere il tutto come “normale”, “al di là del bene e del male”, “perchè così fan tutti”! Si usa la regola di maggioranza, si usa la democrazia, si impongono modelli etici e strutture di morte con la formale intenzione di essere al servizio del “bene comune”. Sarebbe il caso di dire “cornuti e mazziati”!

La politica – intesa come “vita della polis”, dunque strutturazione di relazioni ad ampio raggio – dovrebbe essere guidata dall’etica, non dall’economia come oggi avviene. L’economia di conseguenza dovrebbe essere guidata da una politica. Non si tratta di inquinare leggi interne che altrimenti farebbero saltare il sistema, ma di ricordarci che “il capitale rimane strumento” come sottolineò Giovanni Paolo II nella Laborem exercens al n.12. Già Leone XII nella Rerum novarum (n.2 e 17) condannava il modo di agire dei ricchi, Pio XI si avventurò in accuse rivolte alle banche mondiali, Paolo VI parlò di un “neo-colonialismo” e Giovanni Paolo II di “imperialismo moderno” con uno “sfruttamento dell’uomo sull’uomo”. Il potere è divenuto un intreccio di obiettivi geopolitici ed economici sempre più ristretto nelle mani di pochi, in un pericoloso gioco di monopolio mondiale.

C’è un sistema perverso che non solo genera povertà, ma la vuole mantenere. Si parla anche di “cancellazione del debito dei Paesi in via di sviluppo”, ma con politiche di aggiustamento strutturale che in realtà fanno solamente continuare a saldare il debito, facendo anche la bella figura – grazie a stratagemmi economici – di aver voluto aiutare i poveri. In realtà il problema è di volontà politica, non di strategia economica: non si vuole perdere il privilegio e il potere perdendo lo status quo.

Un interessante spunto per comprendere come questa mentalità egoistica sia oramai essenza di chi detiene ruoli di privilegio che dovrebbero essere di servizio, è nel famoso caso del “promemoria tossico” della Banca Mondiale, trapelato nel 1992 grazie a The Economist: uno scambio privato di posta dell’allora presidente Summers, già sottosegretario e segretario al Tesoro negli Stati Uniti all’epoca Clinton, che sosteneva giusto mettere le “industrie inquinanti” nei Paesi Poveri perchè il costo va valutato in salute e in impatto ambientale, dunque il costo di vita dei poveri è più basso, sia perchè sono Paesi meno inquinati, sia perchè i tumori e certe malattie arrivano ad una certa età, pertanto rischierebbero di meno. Come a dire: tanto non hanno scelta!

Che strana coincidenza!

La beata Annamaria Taigi aveva profetizzato: "[...]dopo questi segni, quando si sarà vicini alla fine, il Drago sarà sciolto e la Divina Madre inviterà alla penitenza e gli uomini senza tener conto dei Celesti moniti andranno per le vie della Eterna Città Santa bagnata dal Sangue dei Principi (Apostoli), portando la Lussuria in processione; e il Padre della Menzogna sarà a loro capo. Sacrilegi compiranno contro i tempi del Santo Spirito e contro la Religione: gli uomini si vestiranno da donne e le donne si vestiranno da uomini, la Voce del Santo Vicario non sarà ascoltata e l’ Alma Sua figura sara fatta oggetto di scherno e risa, allora il Drago che già ha preso possesso del suo regno istillerà lumi alle menti degli a lui soggetti per diffondere l’alito pestilento della Lussuria ove il Beatissimo pose Sede e per diffondere e moltiplicare l’opera sua nefanda di distruzione e perdizione, dovrà allora dalla Cristianità implorarsi la Misericordia di Dio e fare Orazione per la Chiesa Militante domandando aiuto alla Madre Santa e offrendo penitenze e sacrifici [...]" La lettura di questo testo devo dire che mi ha lasciato scosso. Era un testo a me sconosciuto fino a qualche giorno fa’,quando un amico me lo ha inviato per messaggio aggiungendovi un riferimento al Vangelo relativo ai “tempi di Sodoma e Gomorra”, sapendo che”quando vedremo accadere queste cose, la nostra liberazione è vicina” (Lc21,28). La Madonna ci conforta ripetendo sempre che “Alla fine il Suo Cuore Immacolato trionferà” per un nuovo tempo di primavera… come un parto necessario che se apparirà come un grande terremoto, in realtà aprirà una nuova prospettiva di vita. Effettivamente a livello globale la “misura” del male ha fatto una escalation rapidissima prendendo proporzioni di efficacia evidenti. Si pensava che dopo i genocidi del nazismo e del comunismo, con la dichiarazione della “fine delle ideologie” dopo la caduta del Muro di Berlino nel 1989, si potesse sperare in una nuova “civiltà”. Invece il capitalismo sfrenato e le logiche di egoismo strutturate si sono diramate in tutti gli ambiti imponendo una “nuova etica” invasiva e dal basso profilo di “cultura della morte”, presentata però in un’apparente decoro esteriore tale da essere per tutti dolcemente ingeribile.
Ciò che chiede la Madonna da anni chiede (basti pensare a Lourdes e Fatima) è semplicemente di rimettere Dio al centro della nostra vita perchè Lui vuole il nostro bene e la nostra felicità. Solo Lui può saperci condurre per la difficile strada della vita essendo il Creatore e Padre di tutti noi. Il problema del male meriterebbe un approfondimento a parte. Ma resta il fatto che lo vediamo dinnanzi a noi efficace e pervasivo.

L’Europride che prevederà anche la presenza di Lady Gaga, mi ha fatto pensare a come la massoneria stia tessendo le proprie trame a livello internazionale. Il presidente dell’Arcigay Paolo Patanè ha sollecitato l’ambasciatore Usa in Italia Thorn, affinchè facesse pressione per riuscire ad invitare la star, riuscendo così ad amplificare a dismisura il risultato della parata. Mi è balzato subito alla mente l’obolo che il buon Obama ha ricevuto per la sua elezione (600 milioni di dollari) e che dovrà continuare a restituire durante tutto il suo mandato a chi gli ha permesso di fatto l’elezione, ovvero il signor Soros, il multimiliardario paladino 1) della diffusione di ogni metodo abortista (anzi si dice “controllo delle nascite”, per controllare che non avvengano!) 2)del matrimonio tra omosessuali per disintegrare il concetto di famiglia naturale sostituendolo con quello di “famigliasotto tutte le sue forme” e il nuovo paradigma del “gender”, 3) diffusione delle droghe, per devastare la coscienza e la capacità intellettiva.
Ora che tutto questo avvenga a Roma, centro della cristianità mondiale, alla vigilia della festa di Pentecoste, che sia coinvolto l’ambasciatore della Nazione più potente del mondo (ma in questo caso, una miseria agli occhi di Dio!) con tutte le urgenze che ci sono in questo momento a livello planetario, mi amareggia e preoccupa. Sembrerà tutto una coincidenza, ma non credo…

C’è uno scontro tra il bene e il male nel quale ci troviamo in mezzo dovendo saper scegliere a favore dell’uno o dell’altro. Io una proposta ce l’ho: clicca qui e leggi!

Voi che ne pensate?

mercoledì 8 giugno 2011

I due uomini che videro Dio

In un villaggio polinesiano vivevano due uomini continuamente in guerra l'uno contro l'altro. Ad ogni più piccolo pretesto scoppiava una lite. La vita era diventata insopportabile per l'uno come per l'altro. Ma anche per tutto il villaggio.
Un giorno alcuni anziani dissero ad uno dei due: "L'unica soluzione, dopo averle provate tutte, è che tu vada a vedere Dio"
"D'accordo, ma dove?".
"Niente di più semplice. Basta che tu salga lassù sulla montagna e là tu vedrai Dio".
L'uomo partì senza esitazione per andare incontro a Dio.
Dopo parecchi giorni di marcia faticosa giunse in cima alla montagna. Dio era là che lo aspettava. L'uomo si stropicciò invano gli occhi; non c'era alcun dubbio: Dio aveva la faccia del suo vicino rissoso e antipatico.
Ciò che Dio gli disse, nessuno lo sa. In ogni caso, al ritorno nel villaggio non era più lo stesso uomo.
Ma nonostante la sua gentilezza e la sua volontà di riconciliazione con il vicino, tutto continuava ad andare male, perché l'altro inventava nuovi pretesti di litigio.
Gli anziani si dissero: "E' meglio che anche lui vada a vedere Dio"
Nonostante la sua ritrosia, riuscirono a persuaderlo. E anche lui partì per l'alta montagna.
E lassù anche lui scoprì che Dio aveva il volto del suo vicino..
Da quel giorno tutto è cambiato e la pace regna nel villaggio.

"Tu non ti farai nessun idolo scolpito!", ripete continuamente la Bibbia, in seguito al Decalogo donato da Dio sul Sinai. Così nessuna rappresentazione di Dio è tollerata nel popolo ebraico, sarebbe idolatria.
Eccetto una sola: l'uomo stesso. Perché l'uomo è stato creato a immagine di Dio.
Allora: "Se vuoi vedere Dio, guarda il tuo fratello".

Dicono male di te

Su venti persone che parlano di noi, diciannove ne dicono male e la ventesima, che ne dice bene, lo dice male. Non direte mai tanto male di me, quanto io ne penserei di voi, se pensassi a voi. Quella di oggi è una riflessione al vetriolo. A suggerirmela è stata un'antologia di testi dello scrittore satirico francese Antoine Rivarol (1753-1801) che mi è rimasta sul tavolo, dopo averla usata per un «Mattutino» di qualche giorno fa. Che lo sparlare degli altri sia un esercizio che dà soddisfazione è, ahimè, una verità incontrovertibile perché - se siamo sinceri - siamo noi per primi a provarla. Quella della mormorazione è una prassi che può essere inoffensiva (e persino segno di un certo interesse per il prossimo) quando rimane a livello di pettegolezzo. Essa, però, diventa pericolosa e una vera piaga (e naturalmente un peccato) quando si trasforma in calunnia che aggredisce con cattiveria e con odio sottile l'altra persona. Rivarol, nella prima frase sopra citata, ci disillude quando crediamo di essere ammirati: sono di più i maldicenti, e anche quelli che ti lodano forse lo fanno con scarso entusiasmo e non come il tuo orgoglio desidererebbe. Che questa sia una triste e costante consuetudine, come sopra si diceva, lo ribadisce la seconda battuta che abbiamo desunto da Jules Renard, sì, l'autore ottocentesco di quel Pel di carota che ha fatto versare qualche lacrima nell'adolescenza a quelli della mia età. E se rileggete le sue parole, vi accorgete che c'è una punta di malizia e di cattiveria in più. In pratica si mette come vertice del disprezzo non il parlar male, ma l'ignorare l'altro, il non pensare minimamente a lui, non considerandolo neppure meritevole di attenzione. Fermiamoci qui e andiamo a rileggere nel Vangelo il monito di Cristo su chi insulta e disprezza il fratello (Matteo 5,22).

mercoledì 1 giugno 2011

Vendere l'anima

Non c'è niente da fare, oggi per vivere un po' bene bisogna vendere l'anima. «Siamo andati avanti tanto rapidamente in tutti questi anni che ora dobbiamo sostare un attimo per consentire alle nostre anime di raggiungerci». Così confessarono alcuni indigeni latino-americani a Michael Ende, il noto autore del romanzo La storia infinita (Longanesi 1981). La vita contemporanea sempre più frenetica, la tecnica sofisticata, la corsa accelerata al piacere impediscono all'anima quella quiete e quel distacco, quella riflessione e quel silenzio che la nutrono e la fanno vivere. Ma c'è qualcosa di peggio ed è ciò che esprime Ignazio Silone nella frase desunta dal suo famoso romanzo Vino e pane composto nel 1936, durante il suo esilio svizzero a causa del fascismo. Tanti, troppi sono pronti a vendersi l'anima per il successo, per il denaro, per il piacere o anche semplicemente «per vivere un po' bene», nell'indifferenza morale. Questo tradimento di sé stessi trasforma la persona solo in un centro di interessi e di necessità materiali, filtra escludendoli il fremito del bene, il rimorso della coscienza, la luce della trascendenza, la pienezza dell'amore. Non si vendono solo i corpi, come (e spesso drammaticamente) accade alle prostitute; si può mettere in vendita sulle strade dell'esistenza quotidiana anche la propria intimità, la dignità, la coerenza, appunto l'anima, per ottenere talora vantaggi banali come una comparsata televisiva o qualche successo nella professione o un pacco di soldi in più. Facciamo sì che non ci accada quello che temeva il poeta Montale nei suoi Ossi di seppia (1925), quando vedeva il nostro precipitare «nelle cure meschine che dividono / l'anima che non sa più dare un grido».