venerdì 31 dicembre 2010

Pulizie di fine anno

Come cambierebbe la nostra vita se per il 31 dicembre facessimo un bel pacco e ci mettessimo dentro tutti i parolai di questo mondo, quelli che si professano opinion leaders, quelli che hanno la pretesa di conoscere il nostro futuro e vendono consigli, i (falsi) profeti, i cosiddetti esperti e maestri di vita, ecc. e li spedissimo in vacanza su qualche altro pianeta? Se facessimo una bella pulizia nelle nostre case e nei nostri cuori e mettessimo tutte le cose al posto giusto? E se restituissimo il posto che spetta a nostro Signore? Certamente Lui arriverebbe, e non verrebbe a mani vuote, ma come ogni Padre che va a trovare l’amato figlio porterebbe con se tanti doni: cose buone, sane, genuine, di casa!!! Porterebbe Amore, Pace, Benedizione, Guarigione, liberazione ed altro ancora.

mercoledì 29 dicembre 2010

Interruzione di schema

Primo racconto.

Un signore di nome John stava parcheggiando la macchina per entrare in farmacia. Visto un posto libero inizia la manovra per entrarvi quando d’improvviso spunta una macchina che lo sorpassa e prende il suo posto. Poi scende un uomo che gli passa davanti senza degnarlo di uno sguardo ed entra in farmacia.
John, sorpreso e quasi incredulo per quanto gli è successo, sente dentro di se una gran rabbia e la voglia di fermare quel tizio per dirgli quello che si merita.
Non basta. Trovato finalmente posto e parcheggiata la macchina vede ancora quell'uomo che uscendo dalla farmacia quasi lo urta.
Ora il nostro sventurato non ci vede più ed incomincia a sciorinare improperi contro i maleducati e gli arroganti. Il farmacista lo sente e gli dice: “ Ce l’ha con quel signore? Quel poveretto è venuto a prendere dei farmaci urgenti per la moglie ed il figlio che hanno avuto un grave incidente qua vicino!”
John è nuovamente sorpreso, non se l’aspettava, ed il rancore di prima si trasforma all’istante in pena per quello sventurato.

Secondo racconto.

Siamo sotto le feste natalizie ed andando al mercato Rosa incontra la sua lontana cugina Betty con la quale non ha mai avuto dei buoni rapporti perché questa si dimostrava sempre criticona e polemica nei suoi confronti. Quando Rosa la vede sente subito una stretta al cuore perché le ritorna il timore che Betty dopo i saluti ricominci ancora con le sue insopportabili critiche. Infatti succede proprio così. Ma stavolta Rosa è preparata: voleva essere gentile e per questo le serviva una strategia. Appena Betty dopo il saluto incomincia con quella che chiameremo la solita musica, Rosa le butta le braccia al collo e le dà un bacio. Betty si blocca, la guarda sorpresa, accenna ad un sorriso poi risponde all’abbraccio. Si lasciano augurandosi ogni bene per il Santo Natale.

In entrambi questi racconti si parte da una situazione di disagio ed emotivamente sgradevole, poi interviene un fatto capace di rovesciare completamente la situazione: John passa da furioso a comprensivo mentre Betty da antipatica passa ad un atteggiamento amorevole. In pratica è avvenuto quello che chiameremo “interruzione di schema”. Nel primo caso questa interruzione è avvenuta per cause esterne: il farmacista che racconta la storia vera di quello sventurato. Nel secondo caso l’interruzione è procurata in modo consapevole da Rosa che decide di non cadere nella routine solita e propone una cosa nuova: l’abbraccio che disarma completamente Betty.

Terzo racconto.

La mia amica Mara aveva un problema, ed era il suo rapporto con i dolci: era golosissima. Mi ha spiegato che quando per esempio faceva un giro in città e passava davanti ad una famosa pasticceria, dentro di lei si scatenava una vera e propria battaglia fra una parte che le diceva: vai dentro! E l’altra che diceva: devi resistere! Naturalmente andava sempre a finire che “vai dentro” l’aveva vinta. Non parliamo poi della risposta della bilancia e dei sensi di colpa conseguenti.
Dunque diventava urgente trovare una soluzione che funzionasse. Le ho chiesto se era obbligatorio per lei fare quella strada e lei mi ha risposto di no, la faceva solo per abitudine. Allora le ho chiesto che cosa sarebbe successo se lei, strategicamente, avesse deciso di non passare più davanti a quella pasticceria scegliendo di fare un altro percorso? E’ rimasta sorpresa dall’apparente banalità della domanda. Per farla breve da allora ha semplicemente cambiato il percorso e quello che per lei prima era un problema, almeno quello, è completamente sparito.


L’interruzione di schema può diventare, quando usata in modo sano, una vera e propria risorsa per uscire elegantemente da situazioni sgradevoli che apparentemente non presentano vie di uscita.
E’ una tecnica alle volte veramente divertente perché ci permette di prendere il controllo su tante circostanze che altrimenti, lasciandole libere, prendono il sopravvento e ci guidano dove vogliono loro.

Non ce l’ha insegnata anche Gesù quando ci ha detto di vincere il male con il bene?

L’interruzione di schema può essere metaforicamente paragonata anche al ferroviere che quando arriva a tutta velocità il treno, muove una leva, si spostano i binari, ed il treno è dirottato su altra direzione.

Vegliate e pregate

"Vegliate, state pronti, pregate, nell'attesa rimanete al vostro lavoro...".
Queste parole, che ritroviamo spesso nel Vangelo, ci rimandano ad un aspetto fondamentale della vita cristiana: la vigilanza.
Vivere nella vigilanza è avere davanti la meta, tenere lo sguardo fisso su di essa, orientando e finalizzando ad essa tutto quanta si vive nel presente, è apertura del cuore, ricerca continua: per questo Gesù spesso unisce l'esortazione alla vigilanza con la preghiera ("vegliate e pregate") perchè ciò che sostiene il nostro vegliare è l'avere il cuore rivolto a Dio.
L'uomo diviene ciò che desidera: chi attende Cristo diventa, già nell'attesa, partecipe della sua stessa vita.
La vigilanza non è, infatti, finalizzata solo agli ultimi tempi, ma è un atteggiamento, una disposizione del cuore che si prepara giorno dopo giorno.
delle Sorelle Clarisse, da "La Voce della Verna"

martedì 28 dicembre 2010

Omnia munda mundis

Condivido con voi un po’ di genesi di quest’immagine, ma soprattutto un episodio emblematico e particolare che avvenne qualche anno fa, mentre evangelizzando, all’interno di una missione di primo annuncio, mi trovai a consegnare questo volantino in una sede televisiva.
Nel santino dell’ordinazione sacerdotale misi proprio questa foto che ritrae un Gesù Risorto che abbraccia un giovane in blue-jeans con il martello e i chiodi in mano, sostenendolo sotto le braccia perché in fin di vita (lo vedete nella foto).
Quest’immagine mi è molto cara, l’abbiamo ricevuta nella Comunità Nuovi Orizzonti nell’anno 2000 in dono da un ragazzo del’Operazione Mato Grosso e da quel giorno è divenuta per noi molto significativa… Nella missione di evangelizzazione di strada a Verona nel 2002 l’abbiamo utilizzata per la prima volta come volantino ed avevo aggiunto questa frase sotto di essa: “Gesù non ci condanna mai, anche quando abbiamo i chiodi e il martello tra le mani”. Questo “moderno” santino si è rapidamente diffuso ovunque e con gioia lo trovo in diverse parti utilizzato ma soprattutto ho sempre riscontrato un effetto positivo su chi l’ha ricevuto.
Solo una volta ho ricevuto una spiazzante risposta che ora vi racconto…
Mi trovavo in una sede televisiva, precisamente in una redazione alquanto anticlericale. In quella settimana avevamo La Luce nella Notte e una missione in quella zona pertanto andammo ad invitare tutte le persone che incontravamo in quel territorio. Ovunque avevamo trovato accoglienza e dialogo, anche se spesso con persone con idee diverse… ricordo pomeriggi e le notti passate nei centri sociali, nei locali, alle fermate degli autobus davanti alle scuole, alle università, nei centri commerciali… incontri belli perchè caratterizzati da testimonianze, scambio di idee ed opinioni, ascolto reciproco, apertura e soprattutto da grandi miracoli operati dallo Spirito Santo in chi gli ha aperto una fessura nel cuore! Quando evangelizzare è amare, non si fa proselitismo, nè tantomeno terrorismo psicologico, ma si condivide e sempre ci si arricchisce reciprocamente.
Quel giorno invece, in quella redazione televisiva, mostrando il volantino con quest’immagine, ricevetti una risposta inaspettata. Con mio grande stupore, la presentatrice mi disse con aria da sfida: “Certo che di questi tempi non è molto prudente per voi sacerdoti andare in giro con un’immaginetta del genere…”
Chiesi il perché di tale affermazione. Non ci arrivai inizialmente… Mi rispose: “Questo Gesù sembra in un rapporto omosessuale”.
Ebbi l’immediatezza di ricordare le parole citate da Agostino nelle Confessioni prese da Tt 1,15 e le dissi: “Omnia munda mundis!”
Lei mi chiese cosa volesse dire…
Le tradussi la frase latina: “Tutto è puro per i puri!” – e aggiunsi – “Mi dispiace che lei veda questo. Ognuno misura con ciò che ha nel cuore! Un detto popolare afferma che l’uomo col proprio metro altrui misura!”

martedì 21 dicembre 2010

Le Preghiere dei Santi

"Poi venne un altro angelo e si fermò presso l'altare, reggendo un incensiere d'oro. Gli furono dati molti profumi, perché li offrisse, insieme alle preghiere di tutti i santi, sull'altare d'oro, posto davanti al trono. E dalla mano dell'angelo il fumo degli aromi salì davanti a Dio, insieme alle preghiere dei santi." Ap 8, 3-4
Com'è possibile che tutte le preghiere entrino a far parte del piano di Dio?
Queste preghiere, proprio così come sono, nella loro frammentarietà, nella loro imperfezione vengono perfezionate e rese quello che vorrebbero e dovrebbero essere. L'incenso dato dall'angelo esprime tale perfezionamento.
Questi santi siamo anche noi, il santo è colui che desidera vivere unito a Cristo: anche le nostre preghiere hanno lo scopo di affrettare la venuta del Regno!
Ci rendiamo conto dell'immenso valore che hanno agli occhi di Dio?
Le nostre preghiere, attraverso un'aggiunta misteriosa, arrivano a Dio diverse e migliori e raggiungono il loro scopo: la distruzione del male, prima nel nostro cuore e poi nel mondo.
Questo indica tal versetto: "Poi l'angelo prese l'incensiere, lo riempì del fuoco preso dall'altare e lo gettò sulla terra: ne seguirono tuoni, voci, fulmini e scosse di terremoto" Ap 8, 5
Elisa Ordo Virginum

sabato 18 dicembre 2010

Dare amore - improvvisazione

Improvvisazione 1 – dare amore -

Ieri 17 dicembre era un giorno particolare per me: il mio compleanno. Quindi … giornata dei proponimenti. Ed il proponimento di base era di migliorare la mia capacità di dare amore al prossimo, in obbedienza al comando di Gesù.

Devo dire che un punto di criticità nel mio “dare amore” lo sono i mendicanti. So che è un grosso problema per tutti perché, oltre al sacrificio talvolta anche minimo del dare l’offerta, c’è il solito dubbio che chi ti allunga la mano sia solo un mestierante se non un esponente di un racket. Allora nasce il sacrosanto ragionamento del fare del bene si, ma in modo mirato.

Dunque ci sono le volte che mi sento “santo” e do l’offerta senza giudicare la persona; altre, quando prevale in me un raziocinio del resto suggerito da molti, chiudo il cuore e non do nulla. Ma non è così facile perché i questuanti quasi sempre insistono e sciorinano il loro repertorio ben collaudato e capace di mettere in crisi le anime più sensibili.

Tornando al discorso d’inizio e pensando ai mendicanti, il mio ragionare si è andato allargando, e mi sono detto: se sono chiamato a “dare amore” anche ai più piccoli, e che nel prossimo dobbiamo vedere Gesù, come posso dare loro amore senza sborsare nulla? Come posso sottrarmi ai loro “attacchi” perché alle volte proprio di attacchi si tratta e nello stesso tempo trasmettere a loro l’amore di Dio?

Questo è sempre stato per me un grosso problema. Qualcuno più esperto, magari con “doni diversi” sa gestire le cose in modo migliore e non escludo che ci possano essere soluzioni più opportune, ma non è il caso mio, almeno finora.

Detto per inciso, la solita frase del “vai alla Caritas” non funziona, perché sappiamo benissimo che molti di loro già ci vanno, ma che i sussidi della Caritas sono limitati e per in breve periodo di tempo. Per esempio, i buoni pasto sembra siano concessi per un massimo di due mesi all’anno.

Trasmettere l’amore di Dio è principalmente una questione di relazione alla quale deve corrispondere un “fare”. Se manca una delle due, trasmettiamo qualcos’altro, ma non amore. Dunque le cose si complicano.

Questione di relazione significa che l’altro deve sentirmi “fratello”, attento alla sua persona, e ai suoi bisogni. Io sono chiamato a vedere in lui Gesù, ma nello stesso tempo anche lui deve incontrare Gesù in me. Ma non basta distribuire attenzione e sorrisi e poi non dare nulla. Lo dice anche San Paolo.

Dunque che fare?


Improvvisazione 2 – La mendicante

Dicevo che il 17 dicembre, giorno del mio compleanno, è stato il giorno dei proponimenti per una crescita nella vita spirituale, e che il proponimento di base era di migliorare la mia capacità di dare amore al prossimo, in obbedienza al comando di Gesù.

Dicevo anche che il mio punto di criticità erano i mendicanti. Il mio “dunque che fare” lo avevo risolto nel decidermi per quel giorno di dare l’offerta ed un atteggiamento di accoglienza a tutti, senza giudicare. Mi sono detto che siamo sotto Natale, e che fra tredicesime ed altro circola qualche soldo in più. Noi siamo contenti quando riceviamo un regalino extra, perché non ricordaci anche di loro?

Le cose sono andate alla meglio tutta la mattina, e mi sono sentito soddisfatto di me. Poi è arrivata la sera e sono andato in parrocchia per la S. Messa serale. C’erano alcuni mendicanti che trattavano con il laico di turno all’entrata della chiesa ma non me ne sono dato carico perché non ero io di servizio. Sono entrato nel piccolo ufficio parrocchiale lì di fianco, e poi sono uscito. Sentivo un vociare ed i passi di una persona che si allontanava. Mi sono leggermente affacciato ed è stato un lampo: la zingara mi ha visto e con uno scatto è tornata indietro allungando la mano verso di me. Tengo a precisare che la conosco e che ha una “professionalità” sconcertante, direi quasi un carisma nell’abbordare la gente. Di lei si dicono tante cose, e fra queste che raccoglie una barca di soldi che le hanno permesso di costruire già tre case in Romania. Tutti questi pensieri mi sono piombati addosso all’improvviso, e la mia reazione è stata di protezione, cercando di evitare quella mano aperta che insistentemente mi veniva come fiondata davanti agli occhi. E più lei insisteva, più mi sottraevo e la allontanavo. E’ finita così: lei si è allontanata ed io sono andato alla S. Messa, cercando di combattere con i sensi di colpa che affioravano inesorabili. Avrei potuto sbarazzarmi di tutti questi problemi dandole 50 centesimi, ma non l’ho fatto. E la carità? Dove è finita? Il dare amore, l’incontro con Gesù? Il tutto era successo così in fretta che non ho nemmeno avuto il tempo di ragionare, ed ho agito di istinto.


Improvvisazione 3 – La fretta

Avrei potuto sbarazzarmi di tutti questi problemi con la zingara con soli 50 centesimi, ma non l’ho fatto.
E mi sono anche dimenticato del mio proponimento di migliorare la mia capacità di dare amore al prossimo, in obbedienza al comando di Gesù.

Come è stato possibile? Una delle risposte che mi sto dando è di ordine prettamente psicologico: che la fretta fa parecchi guai: si smette spesso di ragionare perché questo richiede il suo giusto tempo, e ci si accontenta di agire per istinto, nel modo che ci viene più congeniale in quel momento. C’è anche un proverbio che dice che “la gatta frettolosa fece i gattini ciechi” per rimarcare che le cose fatte troppo frettolosamente molte volte riescono male. Ne approfittano anche certi commercianti che “fanno fretta” agli acquirenti adducendo la scarsità delle scorte. In parole povere la fretta ha la capacità di mettere in black out il nostro cervello. Milton Erikson, il noto psichiatra usava il termine “shock sorpresa” per indicare il risultato di certi messaggi che avevano la capacità addirittura di mandare in trance le persone.

Quando le cose stanno così corriamo il rischio di restare perdenti e di oscurare tutti i nostri proponimenti. Ma allora come fare per uscire da questo circolo vizioso?
La risposta facile potrebbe essere: non avere fretta. Ma non è sempre possibile e comunque non basta.

Improvvisazione 4 – programmare l’istinto

Se la risposta alla fretta è l’agire per istinto, allora per evitare di combinare guai diventa importante “programmare” questo l’istinto, per fare si che, quando ci troveremo di fronte ad una certa situazione, si sappia già come agire in automatico e nel modo desiderato. Per ottenere questo sarà opportuno esercitarci a “prevedere” la situazione che riteniamo critica, individuare i comportamenti di risposta desiderati che chiameremo “risorse”, e vedere in anticipo con la nostra immaginazione lo svolgersi, come in un film, della situazione nel modo desiderato.
E’ chiaro che questo approccio al problema vuole essere di tipo “evolutivo” nel senso che le nostre risorse non devono rimanere statiche, ma possono, anzi devono sempre più allargarsi al fine di essere sempre più adatte alle varie situazioni che ci troviamo ad affrontare.


Improvvisazione 5 – conclusione

Dunque, ecco il mio errore: ho fatto un proponimento bello, santo, buono quanto si voglia, ma mi sono fermato lì, dimenticandomi di programmare i miei futuri comportamenti.

lunedì 13 dicembre 2010

S. Giovanni della Croce

Giovanni (nato a Fontiveros -Spagna- nell'anno 1542 - morto a Ubeda, 14 dicembre 1591) è fra i grandi maestri e testimoni dell' esperienza mistica. Entrato nel Carmelo ebbe un' accurata formazione umanistica e teologica. Condivise con santa Teresa d'Avila il progetto di riforma dell' Ordine Carmelitano che attuò e visse con esemplare coerenza. Il Signore permise che subisse dolorose incomprensioni da parte dei confratelli di Ordine e di Riforma. In questo cammino di croce, abbracciato per puro amore, ebbe le più alte illuminazioni mistiche di cui è cantore e dottore nelle sue opere: "La salita al monte Carmelo", "La notte oscura dell 'anima ", "Il cantico spirituale " e "La fiamma viva di amore ". Fra le più alte voci della lirica spagnola, è il mistico "del nulla e del tutto" : l'uomo deve rinunciare a tutto, per poi riavere, per grazia, tutto da Dio. L'anima raggiunge tale stadio affrontando in particolare due "notti" : la notte dei sensi, con cui viene liberata dall'attaccamento disordinato alle cose sensibili, e la notte dello spirito, con cui viene liberata dalle false certezze e dai falsi assoluti dell' intelligenza : per arrivare all’unione con Dio, l'uomo vecchio deve morire a se stesso e rinascere in Cristo.

tratto dal Messalino dell' Editrice Shalom

domenica 12 dicembre 2010

Dal barbiere

Un uomo va dal barbiere per farsi tagliare barba e capelli. Come sempre, i due si mettono a chiacchierare di questo e quello, finché - commentando un articolo di giornale sui bambini di strada - il barbiere dice:
- Come vede, questo dramma mostra che Dio non esiste. Lei non legge i giornali? Ci sono un sacco di persone che soffrono, bimbi abbandonati, così tanti crimini... Se Dio esistesse, non ci sarebbe tutta questa sofferenza.
- Sa una cosa? - replica l'altro - i barbieri non esistono.
- Come sarebbe a dire? Io sono qui e sono un barbiere.
- Non esistono! - insiste il cliente - se infatti esistessero, non ci sarebbe tutta quella gente che va in giro con la barba incolta e i capelli lunghi.
- Le posso garantire che i barbieri esistono; è solo che quella gente non li va mai a trovare.
- Appunto! Pertanto, in risposta alla sua affermazione, esiste anche Dio. E' solo che molte persone non vanno da lui; se lo facessero, sarebbero più generose e non ci sarebbe tanta miseria nel mondo.

lunedì 6 dicembre 2010

Sei ragazzi in Terrasanta

I ragazzi del liceo a spasso sulle orme del Vangelo in Terrasanta, fra Israele e Palestina, seguiti passo passo dalle telecamere. Cinque ragazzi fra i 15 e i 18 anni guidati dal giovane conduttore Manolo Martini che, pieni di entusiasmo, si lanciano in un’avventura fra scenari mozzafiato, incontri toccanti e letture della Parola di Cristo. La cosa che sorprende di più è che un programma così innovativo come 6 in cammino vada in onda su una rete tutta cartoni animati come il canale digitale gratuito per l’infanzia Boing.

«Il programma vuole trasmettere un’esperienza vera di ragazzi veri, anzi è un antireality show – spiega Jaime Ondarza, amministratore delegato di Boing –. Saranno i ragazzi stessi a condividere con il pubblico la loro esperienza di vita in modo spontaneo e non a caso, la telecamera ogni giorno sarà affidata a uno di loro». Da una parte, quindi, c’è il viaggio vero e proprio, la scoperta di Gerusalemme e di Nazareth, del Lago di Tiberiade e del fiume Giordano guidati da Manolo Martini, già volto di Trebisonda e di molti eventi fra cui l’incontro nazionale dell’Azione Cattolica in piazza San Pietro. Dall’altra, aggiunge Ondarza, «c’è l’aspetto della riflessione e della spiritualità, che non si rivolge solo ai credenti, ma a tutti. Ogni tappa del percorso è legata alla lettura di un episodio del Nuovo Testamento fatta dagli stessi ragazzi. Gli adolescenti sono molto più profondi di quanto pensiamo». I giovani, inoltre incontrano anche famiglie locali, operatori sociali, loro coetanei, gestori di kibbutz, religiosi cattolici, ma anche ebrei e musulmani.

Ma come mai un programma così "atipico" in una tv di intrattenimento? «In quanto canale gratuito ci sentiamo servizio pubblico e quindi abbiamo presente la nostra responsabilità sociale verso le famiglie. Ecco, è giunto il momento di fare qualcosa di più. Riteniamo importante dare al pubblico un contenuto più spirituale, legato alla tradizione cristiana e cattolica italiana. Se piacerà, vorremmo continuare con altri speciali sull’India e sull’Africa».

giovedì 2 dicembre 2010

Atto di Amore

Ti amo, mio Dio, e il mio desiderio
é di amarti fino all’ultimo respiro della mia vita.

Ti amo, o Dio infinitamente amabile,
e preferisco morire amandoti,
piuttosto che vivere un solo istante senza amarti.

Ti amo, Signore, e l’unica grazia che ti chiedo
è di amarti eternamente.

Ti amo, mio Dio, e desidero il cielo,
soltanto per avere la felicità di amarti perfettamente.

Mio Dio, se la mia lingua non può dire ad ogni istante: ti amo,
voglio che il mio cuore te lo ripeta ogni volta che respiro.

Ti amo, mio divino Salvatore, perché sei stato crocifisso per me,
e mi tieni quaggiù crocifisso con te.

Mio Dio, fammi la grazia di morire amandoti
e sapendo che ti amo.

di San Giovanni M. Vianney - Curato D'Ars