martedì 30 novembre 2010

Papà, vedi Dio?

[…] Qualche giorno fa ho trovato una lettera di un genitore alquanto interessante per una riflessione. Riporto alcune espressioni:
"Papà, vedi Dio?" Così capisco che e' ora di cominciare un discorso difficile con mia figlia di sei anni. I nonni I'hanno iniziata ai concetti di Dio, Gesu', Madonna, e soprattutto cosa accade dopo la morte. Colpa mia (e di mia moglie)? lo, nato cattolico e catechizzato a dovere, penso che I'insegnamento della religione ai bambini e' imposto, quasi vigliaccamente. Facile affascinare la mente di un bambino con il regno dei cieli. L'alternativa non e' altrettanto attraente. Pero' nessuno e' mai tomato a raccontarci com'è e se qualcuno lo sostenesse non sarebbe creduto. Vorrei che le mie figlie si accostassero alia religione in modo autonomo. Se avranno fede, saranno felici di credere. Se, come me non la hanno, vivranno ugualmente bene. Non voglio creare dei credenti per inerzia, che vanno in chiesa un paio di volte I'anno per abitudine, o per scaramanzia".
Davvero inquietante questo modo di pensare, però sempre più diffuso, che coinvolge famiglie giovani e i loro figli. Difficile discuterne quando si è convinti che si può vivere bene anche senza fede, senza mai conoscere e incontrare Colui che ti ha voluto e ti ha cercato e amato ancor prima di essere formato nel grembo della mamma. Senza sapere che Dio non si accosta in modo autonomo, ma e Lui che ci cerca e ci avvolge con il suo abbraccio. "Lasciate che i bambini vengano a me". Questi bambini di oggi "orfani" di Dio portano incredibilmente i segni di questi vuoti d'amore. Questi bambini, non ancora contaminati dalla razionalità e dal materialismo, sono attratti dal
sono attratti dal regno dei cieli, perchè è per loro, fatto su loro misura ("Chi non diventerà come questo bambino non entrerà nel regno"). Farglielo sapere non è una "vigliaccata", ma un atto di amore grande. E' inquietante questo vuoto di Dio nelle giovani famiglie. Vivo in un convento, accanto ad un santuario dedicate a Santa Maria delle grazie.
Recentemente negli spazi del convento è stata ospitatà una scuola di danza. Passano davanti alla porta del santuario centinaia tra mamme e
I bambini: non ho mai visto nessuno affacciarsi nemmeno per curiosità. Una bella scuola di danza è utile, una preghiera è tempo perso! Se non sappiamo dove investire le nostre forze per fare dell'apostolato, basta che ci guardiamo attorno, non occorre andare troppo lontano.

tratto dal numero di novembre del "Cavaliere dell'Immacolata"

giovedì 25 novembre 2010

Lettera ad un figlio

Figlio mio,
quando ti sei svegliato questa mattina ti ho osservato ed ho sperato che tu mi rivolgessi la parola, anche solo poche parole, chiedendo la mia opinione, ringraziandomi per qualcosa di buono che era accaduto ieri...
Però ho notato che eri molto occupato a cercare il vestito giusto da metterti per andare a lavorare. Ho continuato ad aspettare ancora mentre correvi per la casa per vestirti e sistemarti e io sapevo che avresti avuto del tempo, anche solo qualche minuto e dirmi "ciao"...
...però eri troppo occupato...
Per questo ho acceso per te il cielo, l'ho riempito di colori e di dolci canti di uccelli per vedere se così mi ascoltavi, però nemmeno di questo ti sei reso conto.
Ti ho osservato mentre ti dirigevi al lavoro e ti ho aspettato pazientemente tutto il giorno. Con tutte le cose che avevi da fare, suppongo che tu sia stato troppo occupato per dirmi qualcosa.
Al tuo rientro ho visto la tua stanchezza e ho pensato di farti bagnare un pò perché l'acqua si portasse via il tuo stress.
Pensavo di farti un piacere perché così tu avresti pensato un pò a me, ma ti sei infuriato ed hai offeso il mio nome; io desideravo tanto che tu mi parlassi, c'era ancora tanto tempo...
Dopo hai acceso il televisore, io ho aspettato pazientemente, mentre guardavi la tv, hai cenato e ti sei dimenticato ancora di parlare con me... non mi hai rivolto il minimo pensiero...
Ho notato che eri stanco e ho compreso il tuo desiderio di silenzio e così ho oscurato lo splendore del cielo, ho acceso una candela, in verità era bellissimo ma tu non eri interessato a vederlo...
Al momento di dormire credo che tu fossi distrutto, così dopo aver dato la "buonanotte" alla famiglia sei caduto sul letto e quasi immediatamente ti sei addormentato...
Ho accompagnato il tuo sonno con una musica, i miei animali notturni si sono illuminati; ma non importa perché forse non ti rendi nemmeno conto che io sono sempre lì per te...
Ho più pazienza di quanto non immagini.
Mi piacerebbe pure insegnarti ad avere pazienza con gli altri, Ti amo tanto che aspetto tutti i giorni una tua preghiera...il paesaggio che faccio è solo per te!!!

Bene, ti stai svegliando e ancora una volta io sono qui che aspetto senza niente altro che il mio Amore per te, sperando che almeno oggi tu possa dedicarmi un pò del tuo tempo...

Buona Giornata figliolo!
Tuo Papà...Dio

venerdì 19 novembre 2010

LA BOTTEGA DI DIO

Una notte ho sognato che in una via del mio quartiere era stata aperta una nuova bottega con l'insegna: "Dono di Dio".
Entrai e vidi un angelo dietro al banco.
Meravigliato, gli chiesi: "Che vendi, angelo bello?"
Mi rispose: "Ogni ben di Dio!".
"Fai pagare caro?"
"No, i doni di Dio sono tutti gratuiti".
Contemplai il grande scaffale con anfore d'amore, flaconi di fede, pacchi di speranza, scatole di salvezza, e così via.
Mi feci coraggio e poiché avevo un immenso bisogno di tutta quella mercanzia, chiesi all'angelo: "Dammi un bel po' d'amore di Dio, tutto il perdono, un cartoccio di fede e salvezza quanto basta!" L'angelo, gentile, mi preparò tutto sul bancone.
Rimasi sorpreso quando vidi che, di tutti i doni che avevo chiesto, l'angelo mi aveva fatto un piccolissimo pacco!
Esclamai: "Possibile, Tutto qui?"
Allora l'angelo, solenne, mi spiegò "Eh si, mio caro! Nella bottega di Dio non si vendono frutti maturi, ma soltanto piccoli semi da coltivare!".

giovedì 18 novembre 2010

Gesù Cristo Re dell’universo

Nell’ultima domenica dell’anno liturgico celebriamo la festa di Gesù Cristo re dell’universo: ma qual è la vera regalità di Gesù? Quella di chi ama, perdona, cerca la comunione con gli uomini suoi fratelli fino alla fine. È la regalità di un Messia che «regna dal legno», come amavano dire i padri della chiesa: solo sulla croce, infatti, viene posta sul suo capo l’iscrizione: «Questi è il re dei Giudei».

Gesù è appena stato ingiustamente crocifisso: lui, il Giusto (cf. Lc 23,47) – «colpevole» di aver narrato con la sua vita il volto di un Dio che è il Padre prodigo d’amore verso i peccatori (cf. Lc 15,11-32) e di aver reso Dio buona notizia per tutti gli uomini – è appeso a una croce in mezzo a due malfattori. Eppure, in questa situazione così ignominiosa Gesù non minaccia, non risponde con l’odio all’odio che gli viene scaricato addosso, ma ha la forza di pronunciare una parola inaudita: «Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno»…

Ma nemmeno questo suo gesto estremo e unilaterale, nemmeno questo suo modo scandaloso di mostrare come Dio regna su di lui vengono compresi. Se è vero che il popolo «contempla» Gesù in croce – questa è infatti l’unica autentica contemplazione cristiana (cf. Lc 23,48)! –, «lo scandalo della croce» (Gal 5,11) suscita però ulteriore derisione e disprezzo: i capi religiosi di Israele e i romani scherniscono Gesù. Di più, essi lo provocano, mettendo in discussione la sua stessa vocazione: «Se tu sei il re dei Giudei, il Messia di Dio, salva te stesso scendendo dalla croce!». Gesù è tentato come lo era stato all’inizio del suo ministero pubblico per opera di Satana: «Se tu sei il Figlio di Dio…» (Lc 4,3.9).

Ma ancora una volta Gesù rinuncia a vivere per se stesso, a chiedere a Dio di intervenire con il miracolo straordinario che costringerebbe gli uomini a seguirlo come un potente di questo mondo. Egli accetta di perdere la propria vita, sceglie di compiere fedelmente la volontà di Dio, continuando a comportarsi fino alla morte in obbedienza a Dio: non che il Padre volesse vederlo patire sulla croce, ma Gesù comprende che l’obbedienza alla volontà di Dio, volontà che chiede di vivere l’amore fino all’estremo, esige una vita di giustizia e di amore anche a costo della morte violenta. Sì, Gesù rinuncia a salvare se stesso, ed è solo grazie a questo suo comportamento che egli ha l’autorevolezza per affermare: «Chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per me, la salverà» (Lc 9,24)…

Anche uno dei due malfattori insulta Gesù, vedendo frustrate le proprie pretese: «Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e anche noi!». L’altro invece, il cosiddetto «buon ladrone», mostra di aver compreso quale sia la signoria di Gesù: opera la correzione fraterna, rimproverando l’altro condannato; ammette il male che ha commesso e ne accetta le conseguenze; riconosce l’innocenza di Gesù e si rivolge a lui con la preghiera, confessandone la regalità escatologica: «Gesù, ricordati di me, quando verrai nel tuo Regno». Egli è l’immagine dei credenti e della chiesa che, nella storia, sono chiamati a testimoniare la regalità di Cristo condividendo le sofferenze del Crocifisso, invocando la venuta del Regno, e attendendo il Veniente nella gloria.

A lui Gesù rivolge la parola che tutti noi vorremmo sentire nel nostro ultimo giorno: «Oggi sarai con me nel paradiso». Sì, questa è una promessa riservata a tutta l’umanità, anche ai malvagi e ai peccatori: dipende da ciascuno di noi accoglierla, accettando di perdere la nostra vita per Gesù Cristo, il Messia che regna dalla croce, cioè di amare lui al di sopra di ogni nostro amore e di spendere la nostra vita per i fratelli nella giustizia e nell’amore.

Enzo Bianchi, Priore del Monastero di Bose

martedì 16 novembre 2010

Famiglia, il luogo in cui si impara ad amare

Cellula originaria della società e "Chiesa domestica" (Lumen gentium, n. 11), la famiglia costituisce il primo ambito naturale della maturazione umana e cristiana delle nuove generazioni, formandole ai valori cristiani dell'onestà e della fedeltà, dell'operosità e della fiducia nella Divina Provvidenza, dell'ospitalità e della solidarietà; oggi, quindi, ha bisogno di un sostegno particolare per resistere alle minacce disgreganti della cultura individualista.
Inoltre, non si insiste mai abbastanza sul valore insostituibile della donna nel focolare domestico: questa, dopo aver dato alla luce un bambino, è il punto di riferimento costante per la crescita umana e spirituale di questo nuovo essere. L'amore della madre nella famiglia è un dono prezioso, tesoro che si conserva per sempre nel cuore.
Non possiamo dimenticare che la famiglia deve testimoniare i suoi valori dinanzi a sé e alla società. I compiti che Dio invita a svolgere nella storia nascono dallo stesso disegno originale e rappresentano il suo sviluppo dinamico ed esistenziale. I coniugi devono essere i primi a testimoniare la grandezza della vita coniugale e familiare, fondata sulla fedeltà all'impegno assunto dinanzi a Dio.
Grazie al Sacramento del Matrimonio, l'amore umano acquista valore soprannaturale, rendendo i coniugi capaci di partecipare allo stesso amore redentore di Cristo e a vivere come particella viva della santità della Chiesa. Questo amore, di per sé, si assume la responsabilità di contribuire alla generazione di nuovi figli di Dio.
Tuttavia, come imparare ad amare e a donarsi generosamente? Nulla induce tanto ad amare, diceva san Tommaso, come il sapersi amato. Ed è proprio la famiglia, comunione di persone dove regna l'amore gratuito, disinteressato e generoso, il luogo in cui si impara ad amare.
L'amore reciproco dei coniugi si prolunga nell'amore per i figli. La famiglia è in effetti, più di qualunque altra realtà umana, l'ambito in cui l'uomo è amato per se stesso e in cui impara a vivere "il dono sincero di sé".
La famiglia è quindi una scuola di amore, nella misura in cui persevera nella propria identità: la comunione stabile di amore fra un uomo e una donna, fondata sul matrimonio e aperta alla vita.
Giovanni Paolo II

lunedì 15 novembre 2010

PREGHIERA NELLA LOTTA CONTRO LE TENTAZIONI

Signore, mio Dio,
nella mia lotta sii tu a lottare!
Sono un uomo fragile e debole,
oppresso dalle tentazioni, sedotto da suggestioni.
Vieni in mio aiuto, affrettati a soccorrermi!
L'amore di me stesso vuole dominarmi,
contraddicendo ogni mio desiderio di comunione.
Signore, tuo Figlio Gesù ha subito egli pure le tentazioni,
ha lottato contro il demonio e lo ha vinto
con la forza dello Spirito santo e della tua Parola.
Vieni in mio aiuto, affrettati a soccorrermi!
Questa battaglia non è contro gli uomini, contro gli altri,
ma contro le dominanti mondane, gli idoli falsi
che ammorbano l'aria che respiro:
senza la tua forza, io sono vinto.
Vieni in mio aiuto, affrettati a soccorrermi!
Dammi l'armatura per resistere e combattere,
la corazza della carità, l'elmo della speranza,
lo scudo della fede, la spada che è la tua Parola.
Signore, io so che Gesù è accanto a me nella lotta
e che con lui riporterò la vittoria su ogni insidia del Nemico.
Vieni in mio aiuto, affrettati a soccorrermi!

Padri del deserto (IV secolo)

venerdì 12 novembre 2010

Sulla Tua Parola

Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca (Lc 17,26-37)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come avvenne nei giorni di Noè, così sarà nei giorni del Figlio dell’uomo: mangiavano, bevevano, prendevano moglie, prendevano marito, fino al giorno in cui Noè entrò nell’arca e venne il diluvio e li fece morire tutti. Come avvenne anche nei giorni di Lot: mangiavano, bevevano, compravano, vendevano, piantavano, costruivano; ma, nel giorno in cui Lot uscì da Sòdoma, piovve fuoco e zolfo dal cielo e li fece morire tutti. Così accadrà nel giorno in cui il Figlio dell’uomo si manifesterà. In quel giorno, chi si troverà sulla terrazza e avrà lasciato le sue cose in casa, non scenda a prenderle; così, chi si troverà nel campo, non torni indietro. Ricordatevi della moglie di Lot. Chi cercherà di salvare la propria vita, la perderà; ma chi la perderà, la manterrà viva. Io vi dico: in quella notte, due si troveranno nello stesso letto: l’uno verrà portato via e l’altro lasciato; due donne staranno a macinare nello stesso luogo: l’una verrà portata via e l’altra lasciata». Allora gli chiesero: «Dove, Signore?». Ed egli disse loro: «Dove sarà il cadavere, lì si raduneranno insieme anche gli avvoltoi».

Commento al Vangelo
VANGELO - Il linguaggio di Gesù si fa difficile ed oscuro, eppure un messaggio risulta chiaro. Il giorno di Dio si manifesterà proprio come ai tempi di Noè: nessuno lo aspettava e tutti continuavano intenti nelle loro occupazioni, finchè il diluvio fece ricordare loro che la vita stessa è nelle mani di Dio. Egli viene a riprendersela come e quando vuole lui, senza chiederci nemmeno il permesso. Ecco perchè è necessario che tu viva in maniera estremamente impegnata il tuo presente: il tempo è un dono e non può essere sciupato. Ma nello stesso tempo, Dio ti invita a tenere sempre gli occhi fissi sulla meta, poichè sarebbe davvero sciocco correre ed affannarsi senza ricordare più nemmeno il motivo di tanto impegno. Egli cerca persone che vivano in pienezza, in attesa della sua visita.
tratto dal Messalino dell' Editrice Shalom

mercoledì 3 novembre 2010

Chiamati alla Santità

“Oh when the Saints go marching in,
oh when the Saints go marching in,
Lord I want to be in that number,
when the Saints go marching in”.
Sì, Signore, anche noi vogliamo essere nel numero dei Tuoi Santi e godere la gioia del Paradiso per tutta l’eternità!

Questo dovrebbe essere il nostro costante desiderio nel pellegrinaggio terreno, il “motore” del nostro cammino, la meta a cui tendere con impegno mentre soffriamo, combattiamo e speriamo su questa terra. E se tale desiderio non ci sfiora proprio o, al massimo, ci fa sorridere, non è forse perché la santità…ci sembra “roba dell’altro mondo”, qualcosa non solo di impossibile ma anche di ben poco allettante?
Diciamocelo onestamente: per noi la santità non è per i vivi ma per le statuine con le mani giunte che adornano le nostre chiese; è sinonimo di una vita noiosa e intrisa di dolore e penitenze; è una mission per super-eroi che compiono miracoli e prodigi…
Beh, se la pensiamo così…non solo non conosciamo le vite dei santi, uomini e donne in carne ed ossa proprio come noi…ma non abbiamo compreso neanche il Vangelo, non abbiamo accolto la Buona Notizia che Gesù è morto e risorto per la nostra salvezza, per donarci la vita in abbondanza, la vita vera, che inizia già qui…
Sì, qui ed ora, perché è possibile lasciarsi amare e plasmare dall’Amore di Dio, abbandonarsi fiduciosamente alla Sua Volontà e vivere da “protagonisti” i Suoi meravigliosi progetti, in qualunque condizione di vita…e lo attesta la grande schiera di nostri “fratelli maggiori” che si sono santificati nel matrimonio, nella vita consacrata, nel sacerdozio, nel fervoroso silenzio di un monastero di clausura o nella lotta coraggiosa ed appassionata per la verità e la giustizia, in missione nelle terre più lontane del Pianeta o nell’ordinarietà della propria casa…
E se nell’immaginario collettivo il “santo” è una persona tranquilla e remissiva, che sta in un angolino per quieto vivere…ci spiazza la Parola del Maestro: “Pensate che Io sia venuto a portare pace sulla terra? No, Io vi dico, ma divisione” (Lc 12,51), perché la Verità spazza via i compromessi, perché l’Amore non si “accontenta” di tiepidezza e mezze misure!

“Io faccio nuove tutte le cose – dice Dio – ma mi servo di uomini che sanno dirmi di sì; mi servo di qualche uomo coraggioso che si fa trovare pronto per me, perché io non dirigo servendomi di una bacchetta magica che trasforma il negativo. Non ho fulmini per sconfiggere i malvagi, ma mi servo di uomini santi che sanno interpretarmi, che hanno fiducia nella mia Parola; uomini che vogliono camminare con me sulle acque, senza avere paura.. Offro a tutti la possibilità e le occasioni per diventare santi. […] I miei consigli non sono impossibili; non sono al di là del mare, al di là delle montagne; sono vicini a te, alla portata del tuo cuore, se tu non vuoi ripiegarti su te stesso. […] Sto cercando santi per questo tempo. Su, fatevi avanti!” (Ernesto Olivero, Il sogno di Dio, p. 37-38).

Marianna Russo
del giornale Agire