venerdì 4 febbraio 2011

Matrimonio e formazione

Quando si leggono le statistiche sui matrimoni che si sciolgono c’è veramente da restare sconcertati. Come è possibile, ci si chiede, che persone che si sono amate al punto da decidere di unire i loro destini per tutta la vita, che forse hanno messo al mondo dei figli, decidano di fare un passo indietro dimenticando le promesse e speranze di un tempo, sostituendo all’amore passato solo freddezza se non rancore?

Quando queste cose succedono, certamente ci sono i motivi, ma rimane sempre l’interrogativo: perché arrivare a tanto? Non si potevano trovare altre soluzioni?

Più ci si ragiona, più prende corpo l’impressione che la coppia quando si trova ad affrontare delle difficoltà, del resto inevitabili, si scopre troppo spesso impreparata a superarle, e pertanto, come un fisico che manca di anticorpi, è destinata a soccombere.

In medicina si lavora molto sugli anticorpi, ma ci si impegna altrettanto nell’offrire risorse per la sopravvivenza alle famiglie? A chi è deputato questo compito? Quale la prevenzione e quale la terapia?

Certamente ci sono a disposizione specialisti con grande professionalità, ma ai più manca la cultura di consultare questi operatori professionali, specialmente nella prima fase di formazione preventiva al matrimonio. Quando poi ci sono i cocci anche la terapia diventa difficile.

Si ha l’impressione che molte coppie si uniscono con una certa superficialità, guardando più al presente che la futuro, più alle emozioni che alla ragione. Non si interrogano su come potrà essere la loro vita quando l’innamoramento fisiologicamente si attenuerà, e non prevedono quali risorse mettere in campo all’insorgere di possibili incomprensioni o insidie alle loro unioni.

Ci sono persone che perdono letteralmente ogni orientamento di fronte a semplici difficoltà relazionali con il partner. Quando poi appaiono all’orizzonte fatti più gravi come per esempio le sempre più frequenti temute o reali infedeltà, le cose tendono a precipitare, offuscando e stravolgendo facilmente principi o valori come quelli di matrimonio, di famiglia, e di genitorialità.
Come una pianta che non ha radici profonde viene divelta dal primo colpo di vento, così il sistema “coppia” salta perché non trova strumenti efficaci per venirne fuori e riconquistare vitalità e l’armonia perduta.

A questo punto sopravvengono delusione, scoraggiamento e senso di vuoto perché ci si rifiuta di accettare una realtà che si discosta dagli ideali sognati.

Unica soluzione che possa avere senso rimane il fare il fatidico passo indietro per scrollarsi di dosso tutta questa dolorosa situazione e riacquistare la “libertà”.

Mosse strategiche che implichino pazienza, mitezza e sopportazione, anche se solo per breve tempo, non sono molto apprezzate perché considerate “perdenti” nel nostro mondo secolarizzato. D’altra parte anche la distanza o tiepidezza rispetto ai valori cristiani hanno un loro peso.

Si perviene a tale soluzione, come detto, per la povertà di strumenti o risorse a disposizione per affrontare sia in fase preventiva la formazione della coppia, sia le difficoltà successive.

Così il matrimonio si “butta via” come cosa di scarso valore.

Ogni imprenditore che ha una azienda per quanto piccola fa i suoi bilanci di previsione individuando prima di tutto gli obbiettivi che vuole raggiungere. Poi guarda al mercato e si chiede quali potranno essere le condizioni che dovrà affrontare, sia favorevoli che sfavorevoli. Indi studia le strategie da mettere in campo per affrontare le difficoltà qualora si presentassero. Quando vede che l’obbiettivo è raggiungibile, solo allora parte con l’attività, fermo restando che ad intervalli regolari continuerà a tenere d’occhio il percorso fatto ed i risultati ottenuti, se si è mantenuto sulla linea delle previsioni o se si è discostato dalla stessa. In questo secondo caso interverrà per apportare i correttivi necessari alla gestione.

E’ emblematico osservare quante energie mettiamo nel fare sopravvivere le nostre aziende, specialmente nei periodi di crisi, e nello stesso tempo con quanta disinvoltura costituiamo e lasciamo poi fallire l’azienda della nostra vita.

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