mercoledì 16 febbraio 2011

I segni...

In diverse persone mi hanno sollecitato all’interpretazione di segni sovrannaturali nella propria vita. Non escludo affatto che ci siano! San Paolo dice: “Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie; esaminate ogni cosa, tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male” (1Ts5,19-22).

I segni esistono e lo Spirito soffia dove vuole! Ma credo che al sovrannaturale bisogni dare un peso giusto. Oggi si cerca molto qualcosa di emotivo, di sconvolgente, proprio come ai tempi di Gesù… perdendo di vista la quotidianità insegnataci dal tempo della vita a Nazareth di Gesù e dal suo essere pienamente uomo immerso nel suo tempo e nelle relazioni umane.

Molti studiosi in campo mistico affermano che le apparizioni, e quanto sfiora o tocca i nostri sensi, siano realtà molto facilmente scimmiottabili dal diavolo e date a chi ha bisogno di tali manifestazioni in un determinato momento storico salvifico, pertanto le inquadrano tra il livello più basso di rivelazione. Una fede viva e fervente non necessita di segni. Chi ama non ha bisogno di segni. Anche tra due innamorati sicuramente una rosa o un segno d’affetto fa piacere, ma non aumenta l’amore e la certezza dello stesso se questo è radicato.

Un bambino che nasce dove è visibile attraverso la somiglia con i genitori queell’immagine e somiglianza che Dio sempre ci dona, forse non è un segno? Un tramonto pieno di poesia e carico di mistero forse non può indurci a pensare quanto grande possa essere Colui che ha creato tutto questo? Le infinite operazioni che si compiono in ogni istante nel nostro corpo, il respiro che abbiamo, il battito del cuore, …il microcosmo e il macrocosmo perfettamente concepiti… tutto ciò che possiamo percepire dentro e fuori di noi ora… non bastano per credere? Chiara Amirante spesso dice che ci vuole più fede per non credere che per credere, aggiungendo che chi non crede si basa su teorie, su idee filosofiche con pretesa di autoaffermaizone, chi crede invece si basa su esperienze, seppur personali, vive e autentiche!

Il sole che al mattino sorge forse non è un segno dell’Amore di Dio? A me basta vederne uno per sentirmi riscaldare il cuore, non credo sentirei più calore se ne vedessi all’improvviso sorgere due… A Fatima un miracolo unico siglò con la firma del Cielo le apparizioni davanti a milioni di persone e l’evento fu visibile fino ad 80km di distanza. Non fu dunque un fenomeno di suggestione di massa. Eppure, nonostante la stampa dell’epoca sia religiosa sia atea, documenti l’evento, non ha portato ad una conversione di masse. Potremo dire lo stesso per tanti altri miracoli, come la Resurrezione di Lazzaro, o addirittura, con le debite differenze sostanziali, quella di Cristo! Il segno è tale se è accolto dal cuore… altrimenti resta sterile.

Non dobbiamo cercare segni o pretenderne rischiando di tentare Dio! Se arrivano vanno sicuramente interpretati. Se fossero segni dal diavolo, come prove, vessazioni o fatti sovrannaturali per incutere timore, il mio primo consiglio è di non darci peso e continuare solo a pregare e a vivere per la gloria di Dio puntando alla santità. Il diavolo prende sempre più importanza più noi gliene diamo. Se invece arrivano da Dio, allora vanno sottoposti a chi ci segue spiritualmente e può consigliarci in merito.
Se arrivano può essere perché la nostra fede ne ha bisogno e si sta spegnendo, oppure perché avremo prove grandi e da essi possiamo avere forza, oppure per una specifica vocazione o discernimento in corso. I segni sono sempre per dare forza e soprattutto per suscitare e fortificare la fede e la speranza, che si devono tradurre in carità di vita. Pensate a san Paolo che vive l’esperienza di essere travolto dalla Luce che lo acceca e che sente Gesù: «Chi sei, o Signore?». E la voce: «Io sono Gesù, che tu perseguiti!» (At9,5). Lo stesso Paolo poi sarà realmente chiamato ad essere crocifisso, non solo morendo per Cristo, ma con le stigmate spirituali come ci narra nella lettera ai Galati, soffrendo molto per il Vangelo che è chiamato a predicare. A Paolo infatti l’evento dell’incontro con Cristo Risorto culmina con la preghiera di Anania su di lui, quando le squame gli cadono dagli occhi e Gesù “gli mostrò quanto avrebbe dovuto soffrire per il Suo nome” (At9,16).

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