lunedì 28 dicembre 2009

Santa Famiglia di Nazaret

I suoi genitori andavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua.
Quando giunse all'età di dodici anni, salirono a Gerusalemme, secondo l'usanza della festa; passati i giorni della festa, mentre tornavano, il bambino Gesù rimase in Gerusalemme all'insaputa dei genitori; i quali, pensando che egli fosse nella comitiva, camminarono una giornata, poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; e, non avendolo trovato, tornarono a Gerusalemme cercandolo. Tre giorni dopo lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri: li ascoltava e faceva loro delle domande; e tutti quelli che l'udivano, si stupivano del suo senno e delle sue risposte. Quando i suoi genitori lo videro, rimasero stupiti; e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto così? Ecco, tuo padre e io ti cercavamo, stando in gran pena». Ed egli disse loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io dovevo trovarmi nella casa del Padre mio?». Ed essi non capirono le parole che egli aveva dette loro. Poi discese con loro, andò a Nazaret, e stava loro sottomesso. Sua madre serbava tutte queste cose nel suo cuore.
E Gesù cresceva in sapienza, in statura e in grazia davanti a Dio e agli uomini.
Lc 2,41-52
Osservazioni bibliche
Gesù è raccontato nella sua crescita umana (fisica e psicologica), come un adolescente nel contesto di una famiglia normale all'interno del loro ambiente culturale e religioso. Maria e Giuseppe sono due genitori che devono gestire un adolescente che si prende le sue libertà cominciando ad affermare la sua voglia di indipendenza dalla famiglia. Fa da sfondo il contesto religioso del pellegrinaggio: la tradizione e la religiosità in casa di Giuseppe è la regola
Un ragazzo a tredici anni viveva un rito di passaggio: veniva considerato adulto e capace di stare "in piedi" davanti alla legge, cioè capace di rispondere senza intermediari (i genitori) alle norme prescritte, come un adulto responsabile del proprio agire.
L’annotazione conclusiva del brano evangelico ci dice che “Gesù cresceva in sapienza, età e grazia”. Sembra una conclusione al racconto: visto come si muovono le cose, il ragazzo non può non crescere bene perché questa famiglia, nonostante le difficoltà, le fatiche e le incomprensioni produce “vita”.
Meditazione
Vista la necessità di Dio di nascere e crescere come un bambino non poteva non chiedere la presenza di una famiglia. La Santa Famiglia è profondamente “affidata al progetto di Dio” (= due genitori coinvolti appieno e pienamente affidati). Un progetto personale riconducibile al primo progetto di Dio sull’uomo e la sua felicità perché “Non è bene che l’uomo sia solo: gli voglio fare un aiuto che gli sia simile” (Gn 2,18). Giuseppe e Maria si dimostrano una famiglia a partire dalla loro disponibilità a Dio per gli eventi che si stanno realizzando, per la loro fedeltà alla legge che li porta a compiere ciò che Dio da sempre chiede e per il mutuo soccorso nell’affrontare la paura e le difficoltà. Emerge chiaramente un "noi" (= complicità reciproca: "tuo padre ed io angosciati ti cercavamo") e questo significa anche che Giuseppe amava Maria e Maria si affidava e fidava completamente di Giuseppe. La normalità di questa famiglia racconta una bellezza: la circolarità d’amore che si concretizza in "cura" per Gesù.
Questo è il mistero di ogni famiglia: nella diversità di due coniugi (maschio e femmina, due famiglie diverse, due formazioni differenti, due sensibilità differenti…ecc) c’è racchiusa una “profezia di amore” che produce vita. La stessa vita che ha fatto crescere " in sapienza età e grazia" noi in una famiglia di origine e ora i nostri figli in quella che abbiamo formato noi. La famiglia è un’opera di Dio che da due diversità ha racchiuso una forza di vita capace di fiorire in maniera unica.

Osservazioni conclusive
A questo punto proviamo a dare alcuni suggerimenti per concretizzare questi discorsi alla nostra realtà.
1. In ogni famiglia c’è bisogno di ALIMENTARE LA COMUNIONE perché sempre più spesso emerge che non è un problema l’amore (ci si vuole bene), ma la fraternità e la convivenza. Buttiamo alcuni colpi di colore su questa realtà: il tempo che passa, le vicende della vita, il bisogno di essere ri-compresi dal proprio partner... logorano la comunione e l’unità.Si potrebbero dire molte cose su questo tema. E’ importante annotare che c’è un problema di comunicazione (e sviluppo solo questa dimensione) e sono spesso solo quelli “fuori” ad accorgersi, perché quelli dentro si sono sclerotizzati in una relazione da anni non più messa in discussione. Parlando si svela la lontananza che si potrebbe generare nel cuore. Trovando il tempo di parlarsi con sincerità si arriva a "ridisegnare" la propria situazione interiore all'altro che non la conosce e non ci capisce.
Occorre, ogni giorno, CUSTODIRE L’AMORE nella PAZIENZA e nel PERDONO. E’ una scelta che ogni componente della famiglia è chiamato a fare nel profondo di se stesso perché coi silenzi o con le parole decido di ALIMENTARE O DISTRUGGERE LA COMUNIONE.
2. La famiglia con la presenza dei figli rivela un RUOLO che spesso viene cancellato dalle esigenze dei singoli per cui il padre non fa il padre che declina il suo ruolo educativo alla moglie, o la madre che si fa complice dei figli o sorella maggiore declinando l'assimetria educativa… Nel progetto di Dio il “noi” è salvaguardato proprio dal RUOLO UNICO E PERSONALISSIMO che ogni componente della famiglia è chiamato a vivere.
• Non è possibile che in una famiglia comandino i figli tiranneggiando con i loro capricci e le loro voglie i genitori. Qui serve tutta l’autorità del padre!
• Per una sana comunicazione non può dare i tempi della relazione la televisione che sempre più detta tempi e argomenti della famiglia. Qui serve la partecipazione di tutti a non mangiare con la TV accesa e a raccontarsi agli altri!
• Un figlio soprattutto nella fase dell’adolescenza non può “rinnegare la sapienza di casa" sbandierando una "nuova sapienza" scovata fuori casa. Per "sapienza" intendiamo il cibo che determina le scelte. Di sapienza ci si nutre e fin da piccoli il cibo lo si mangia in casa. Nel cibo di casa tua c’è il nutrimento base che è l’amore. Se fino a 14 anni il cibo era buono, perché poi non va più bene e tutto il "buono" è fuori da casa mia? Ci saranno delle cose che non funzionano che da adolescente so riconoscere, ma è in casa con due genitori che si amano e che si rispettano che si produce la mia “crescita in sapienza età e grazia”.Qui occorre che i figli si mantengano umili e rispettosi dei genitori.
• Un genitore non può dimenticare il suo ruolo di educatore alla vita. Verso i figli e la vita ogni adulto deve chiedersi: “quando non ci sarò più, i miei figli saranno capaci di stare in piedi di fronte alla vita?”. Questa domanda aiuta ad orientare la crescita educativa che genitori e figli devono affrontare insieme in vista del futuro. Qui serve il senso di distacco e la lungimiranza dei genitori.
3. Per concludere mi piace ricordare una esperienza che rivela la cosa più decisiva e importante che sorregge la famiglia: l’amore tra papà e mamma. Un giorno per aiutare una ragazza di temperamento inquieto di cui lei ignorava la causa, ho chiesto: “tuo padre ti ama? – sì. Tua mamma ti vuol bene? – sì. Ma tuo papà vuol bene a tua mamma? – no”. L’inquietudine e l’insoddisfazione che albergava in quella ragazza nasceva da questa esperienza di famiglia dove l’amore tra papà e mamma era interrotto.
LA TRAVE PORTANTE DELLA CASA è proprio questo amore tra marito e moglie. Qui è svelato tutto il progetto di Dio sul matrimonio. E anche ai figli va fatto comprendere bene con gesti concreti questa “precedenza affettiva”. Ne troverà alimento di vita tutta la famiglia.

Invochiamo la presenza del Signore Gesù, in questo Natale, perché anche le nostre famiglie possano diventare sempre più simili alla Santa Famiglia di Nazaret.
don Daniele

2 commenti:

  1. i genitori che si amano e siRISPETTANO

    MA OGGI i ragazzi non hanno questo specchio davanti ,quelli che conosco io dicono-"non c e mai nessuno in casa sono al lavoro,
    non parlano ,sono stanchi,
    litigano sempre,
    sono nervosi ...ecc
    COSA SI PUO RISPONDERE PERDARE FIDUCIA IN SE STESSI AI RAGAZZI'?

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  2. La realtà che spesso emerge nelle nostre case è segnata da difficoltà e fatiche che prendono il sopravvento sulla "vita" che ogni famiglia possiede e distriubuscie fisiologicamente ai suoi componenti perchè è nel suo DNA. Certo l'alveo della vita non sta passando dei bei momenti e i ragazzi sono sempre con le antenne sollevate e captano al volo l'umore, la disponibilità, l'attenzione dei propri genitori. Ma spesso sono loro che entrano in crisi con la propria famiglia perché non omologata all'oggi così veloce nelle sue evoluzioni.
    Il rischio è che i genitori non si ricordino del loro ruolo di "generatori di vita" e che i figli siano sempre pronti a sottolineare i difetti che riscoprono in casa pretenziosi di amore (giusto) ma insieme a "servizi" (hai presente la publicità = tutto intorno a te!). Ma la custodia della propria famiglia è un compito anche dei figli per quello che è in loro potere fare... magari una semplice preghiera tutte le sere se non un pellegrinaggio tutti gli anni a Loreto dove c'è la Casa di Maria... (è lì situato il Centro Internazionale per Giovani intitolato Giovanni Paolo II: http://www.giovaniloreto.it/).
    dD

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