martedì 19 aprile 2011

La carità forse non basta… per evangelizzare?

In occasione del Convegno per le Comunità Religiose ad Assisi di ottobre 2009 ho accompagnato Chiara Amirante che doveva tenere una relazione e ci siamo incontrati col Vescovo Bruno Forte. Ho avuto modo di ascoltare un suo intervento meraviglioso, tra i più belli ascoltati nella mia vita, carico di passione per Cristo e capace di infiammare il cuore dei presenti! Era la prima volta che lo incontravo di persona ed ho gioito molto nel vedere un vescovo così innamorato di Cristo e attento alle persone, capace di spendersi appieno come pastore per loro. Di lui sapevo quanto appreso dai libri e dalla sua fama internazionale come teologo. Mi ha colpito molto un suo racconto… Una suora incontrata da un amico Vescovo in Brasile andò da lui piangendo perché nel paese in cui operava da anni tutti si erano convertiti velocemente al protestantesimo all’arrivo dei loro missionari. Lei aveva chiesto il perché di tale scelta alle persone del Paese essendo da 15 anni sul territorio e avendo speso tutta se stessa per opere di carità ad ogni livello. Le risposero: “Loro ci hanno parlato di Gesù e celo hanno fatto incontrare!”

Quante volte le nostre opere sono di carità, ma non di fede… o meglio, ci scordiamo il perché le facciamo. Tutto parte dall’incontro con Cristo e dall’evangelizzazione!!! Il mio Vescovo e Padre don Salvatore Boccaccio mi ripeteva sempre che l’illusione di una certa frequentazione nelle Chiese o di matrimoni e battesimi che si celebrano è un’illusione nell’Europa di oggi! In Italia ancora viviamo un po’ di rendita, ma più si va al nord più si tocca con mano la difficoltà a trovare una Chiesa aperta, ad incontrare un sacerdote o addirittura a poter manifestare la propria fede in paesi come la Spagna e la Francia in cui in luoghi pubblici diviene sempre più difficile.

Bisogna tornare ad evangelizzare, a riscoprire il primo annuncio!

Fino al IV secolo la Chiesa è nata dal Primo Annuncio e con la nascita delle Comunità Cristiane è nata anche la Cura Pastorale, non smettendo mai però di evangelizzare. Con l’avvento di un regime di “societas cristiana” si è perso l’annuncio. Questo forse poteva anche andare bene per alcuni secoli, ma ora non può più essere e soprattutto non significa che non ce ne sia bisogno. Tutt’altro! Le persone che incontro nel mio ministero le vedo assetate di Dio e, come diceva Pascal, “il vuoto è infinito e non si può riempire con cose finite”. Maghi, cartomanti, l’io, egocentrismo, il sesso usa e getta, il denaro, il potere… non possono colmare questo bisogno! Fedor M. Dostoevskij afferma che nell’uomo è scritto il bisogno di eternità e che se esso decide di eliminare il bisogno di inginocchiarsi davanti a Dio, automaticamente si inginocchierà davanti ad un idolo, concludendo con un “siamo tutti idolatri, non atei!”.

Evangelizzare è un termine ampio, chi fa catechesi, chi fa liturgia, chi canta in un coro, chi fa opere di carità,… evangelizza solo se le vive opere di amore per Dio e con Dio testimoniando con la propria vita la propria fede e alimentandosi con la preghiera, ma servono anche uomini e donne che prendano il ministero del primo annuncio nella propria vita recuperando la testimonianza, come dice san Paolo, “in modo opportuno ed inopportuno!”

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