giovedì 25 marzo 2010

Stabat mater

“Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: Donna, ecco tuo figlio! Poi disse al discepolo: Ecco tua madre! E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: Ho sete. Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: E’ compiuto! E chinato il capo, consegnò lo spirito”.
Gv 19,25-30

“E’ compiuto!”.
Che cosa è compiuto? TUTTO.
Non solo tutto, ma tutto è compiuto per tutti.

Fratello, sorella fai molta attenzione: OGGI, proprio oggi, lì sotto la croce, ti stai per giocare tutto!
Non è uno scherzo, la Passione di Cristo non deve creare nel tuo cuore qualche sentimento di commozione: poverino, povero Gesù.
Oggi, nella Passione di Cristo, sei chiamato a fare verità su di te!
Chi sei? Dove vai?
C’è un TUTTO da compiere: o lo compi oggi o forse non lo compirai mai più.
Sì, perché non sai se ti sarà data un’altra possibilità per scoprire quella pienezza, per fare verità.
Per fare verità usiamo la Parola di Dio, che è affilata come una spada a doppio taglio.
Oggi, con questa spada, vogliamo recidere l’ipocrisia dalla verità.

Nel racconto della Passione viene portata alla luce la verità su molte persone; purtroppo anche verità molto dolorose, come quella di Pietro, che si scopre non essere discepolo, ma traditore.
Ma ora, con voi, voglio focalizzare l’attenzione su due persone: Gesù e Maria.
Per loro quella verità è COMPIMENTO, non tradimento.
Per loro la verità è che hanno portato a termine la volontà del Padre, sino alla fine!

“Stabat mater”: Maria rimase lì sotto la croce, immobile nel suo dolore, in piedi, radicata. C’è una stabilità non solo fisica, ma dell’anima.
Per lei, oggi, si compie la profezia di Simeone: “E anche a te una spada trafiggerà l’anima”. Lc 2,35

“Lo crocifissero”. Gv 19,18
La crocifissione avviene attraverso i chiodi, che servono appunto per inchiodare. Cioè?
Bloccano, fermano, rendono stabile.
Gesù sta fermo sulla croce, ma non è lì solo il suo corpo, tutta la sua volontà è fermamente stabile sulla croce, perché lì “è compiuto”. Gv 19,30
E’ compiuto il disegno del Padre, che era già stato annunciato nelle Scritture.
E qual è il disegno del Padre? Per capirlo rispondiamo a queste due domande:
- Cosa rende stabile Maria, sotto la croce?
- Cosa trattiene Gesù sulla croce?

Potremmo rispondere:
- Maria resta lì, perché il dolore di madre non le consente di allontanarsi;
- Gesù è trattenuto dai chiodi, non ha più la libertà di un minimo movimento.

Vero, ma troppo poco!
Non sono tanto i chiodi a trattenere Gesù, quanto l’amore.
Non è il dolore a bloccare Maria, ma l’amore.
In quel momento i cuori di Gesù e di Maria si fondono in un comune martirio d’amore!
L’ora del Figlio è giunta e con essa è giunta anche l’ora della Madre.
Queste due ore, inscindibili, cosa devono compiere?

Il disegno d’amore del Padre:
- Gesù versa il suo sangue per te e da quell’ora il suo sangue continua a scorrere su te per darti vita, l’unica vera vita;
- Maria è resa madre di ogni uomo sulla faccia della terra: “Donna, ecco tuo figlio!” Gv 19,26

VITA – MADRE: la croce è un disegno di dolore ed amore generativi!
Generare vuol dire dare vita, non si può generare morte. Nella tua vita devi scegliere: vuoi generare o vuoi morire? O dai la vita, o muori!
E l’unico albero che ti permette di generare è quello della croce: “O crux, ave, spes unica!”
Gesù nel momento supremo del suo supplizio genera.
Genera col suo sangue, che è vita. Non puoi vivere senza sangue!
Genera donandoti una Madre. Non puoi nascere senza Madre!

Oggi il Vangelo ti annuncia questa verità:
- Qualunque sia il tuo peccato, il tuo schifo, non sei destinato a morte, c’è un sangue, Il Sangue, che ti può ridare vita!
- Qualunque sia il tuo dolore, la tua disperazione, non sei solo, c’è una Madre che non ha paura del tuo strazio, non fugge e patisce lì con te.

Che dolcezza pensare a tutto questo!

Accetta questa verità ed inizia anche tu a generare. Sei chiamato a dare la vita, non anestetizzare i tuoi dolori con inutili palliativi.

Un ultimo pensiero desidero dedicarlo ai sacerdoti e a tutte le persone consacrate.
Dobbiamo sempre essere consapevoli che la nostra chiamata è per generare!
Secondo i criteri del mondo rinunciamo proprio a generare, ma noi non siamo del mondo.
Secondo i criteri della fede siamo chiamati a generare una moltitudine di figli e di figlie, senza risparmiarci, sino alla fine, accettando anche di versare il nostro sangue e di lasciarci straziare il cuore!

In particolare a voi, dedico questo scritto di Henri J.M. Nuowen:
“La morte di Gesù precipitò Maria nel dolore più profondo che sia mai stato vissuto da un essere umano, all’infuori di Gesù stesso. Lei, che non poteva ferire suo Figlio, provò la pietà più lancinante per le sue ferite. La sua sofferenza e la sofferenza di Gesù sono intimamente unite l’una all’altra. Quando il corpo straziato di Gesù viene adagiato tra le sue braccia, Maria abbraccia il dolore del mondo intero, patito da Gesù. In tal modo, diventa la madre di tutte le creature per il cui dolore Gesù è vissuto ed è morto.
Sorelle e fratelli, guardate a Maria mentre sorregge il corpo straziato di suo Figlio. Lì possiamo riconoscere la nostra vocazione di consacrati a Dio, di consacrate ad aprire le braccia a coloro che soffrono. La nostra vocazione non è quella di eliminare la sofferenza umana, ma di rivelare che per mezzo di Gesù la sofferenza è diventata la via che conduce alla gloria di Dio”.

Ecco il senso più profondo della parola generare: condurre alla gloria di Dio!

O Madre, genera ogni giorno a Cristo queste nostre vite!

Elisa Ordo Virginum

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