sabato 13 marzo 2010

Con viscere di Misericordia!

“Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si
gettò al collo e lo baciò.
Il padre disse ai servi: presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare,
mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi”. Lc 15,20.22

Caro fratello, cara sorella,
siamo già alla quarta Domenica di Quaresima; la settimana Santa, la settimana più bella di tutto l’anno, non solo liturgico, ma proprio di tutto l’anno solare, è alle porte e OGGI il Vangelo ci dà una NOTIZIA DIROMPENTE!
Oh, se tu potessi capire cosa vuol dirti il Padre…
Desidero pregare e digiunare, piangere e vegliare per te, fratello e sorella, chiunque tu sia…
per voi, cari sacerdoti, perché sappiate annunciare con altrettanta forza dirompente il messaggio che oggi ci viene proclamato.

Quale è questo annuncio?
“Quando era ancora lontano, suo padre lo vide”.
Se lo vede che è ancora lontano, vuol dire che stava scrutando all’orizzonte, che lo stava aspettando con ansia.
C’è di più: TI ASPETTA! Punto.
Non ti aspetta per sapere cosa hai combinato, ti aspetta e basta. E come ti aspetta?
“Con compassione”. Compassione vuol dire patire insieme.
Il Padre è in tua attesa ed è un’attesa viscerale, che lo coinvolge nelle sue fibre più intime…
Il Padre ti desidera con VISCERE di MISERICORDIA! Perché?
Perché il Padre sa che sei caduto nel peccato, che è la tua morte!
Lui è disperato per il tuo peccato, non perché lo offende, ma perché ti conduce a morte.

Cos’è il peccato?
Una cosa bella, ma vietata. ERRORE! Questa è una mentalità legalista.
Il peccato è una mancanza: manca qualcosa! Cioè?
Tu nella tua vita sbagli il bersaglio: servi a qualcosa e non lo fai, hai una missione fenomenale e non la esegui!
Non ci credi? Credi che peccare sia bello? E fallo!!!
Ma attento a non impazzire.
Il figlio, infatti, non torna a casa perché è pentito… ma perché non ce la fa più.
Sta morendo! Capisci? Morendo per sempre!
FINE, THE END, STOP!!! Pronto? Non essere anestetizzato, sai cosa vuol dire morire?
Il figlio vorrebbe mangiare le carrube dei porci; ma non gliene danno!
Dove l’ha portato il peccato? A stare peggio di un porco!
Non è un giudizio, è una condizione di dolore indescrivibile.
Ma ecco l’annuncio dirompente: al Padre non interessa come ti sei ridotto, Lui è lì che scalpita, non vede l’ora d’intravederti per…
Per metterti il vestito più bello: ti vuole splendente!
Per metterti l’anello al dito: è un sigillo, un segno di riconoscimento; ti dà il suo bancomat e tu puoi dire PAGA MIO PADRE!
Per metterti i sandali ai piedi: li avevano solo i ricchi, perciò sei un figlio di Re!
Ma ti rendi conto di quale è la volontà di Dio sulla tua vita?
Non vietarti alcune cosette… ma renderti RAGGIANTE!
Cos’è il contrario del peccato? L’obbedienza alla volontà del Padre! Quale è?
Ti ho creato perché tu sei prezioso ai miei occhi, perché devi fare qualcosa, che se non farai tu, non farà nessun altro!
Vuoi scoprirlo?
La volontà del Signore su di te si fa sentire, non solo nelle grandi occasioni, ma ad ogni istante!
Scrive M. Delbrel in una pagina di rara bellezza: “Entro la tenebra che ci avvolge, possiamo cogliere le innumerevoli precise luci della tua volontà. Noi non siamo mai dei miserabili lasciati a far numero, ma dei felici eletti, chiamati a sapere ciò che vuoi fare. La lettera da scrivere, il marito da rasserenare, la porta da aprire, l’emicrania da sopportare: tutti trampolini per l’estasi. Noi siamo tutti predestinati all’estasi, tutti chiamati ad uscire dai nostri poveri programmi per approdare, di ora in ora, ai tuoi piani.
Il giorno che noi comprendessimo questo, andremmo nella vita come profeti, come veggenti delle tue piccole provvidenze, come mediatori dei tuoi interventi. Nulla sarebbe mediocre, perché tutto sarebbe voluto da te. Nulla sarebbe troppo pesante, perché tutto avrebbe radice in te”. 1
Senti con quale delizia vibrano le corde del cuore di chi compie la volontà del Signore!
Obbedire alla volontà del Padre non è fare come il figlio maggiore: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando”. Lc 15,29
Lui è un servo, non un figlio! Non obbedisce per amore, non ha scoperto la sua missione di figlio di Re. Vorrebbe peccare e non ne ha il coraggio! Anche lui è incatenato.
Che tu sia nel peccato o che tu abbia solo nostalgia del peccato, sei comunque in CATENE!

E allora?
Allora all’orizzonte si staglia la settimana più bella: la settimana Santa, santa perché il Signore ancora una volta ti dice che non ti abbandonerà mai.
Ti GRIDA: “sono Io, il tuo Liberatore, mi vedi, mi vuoi”?
“Lascio dilaniare il mio corpo per liberarti dal peccato: per ricondurti a vita zampillante”!
Ma tu vuoi essere liberato?
Vuoi uscire da quella sofferenza che ti sta uccidendo? Lo vuoi?
Vieni! Basta un passo!!!

E voi, amati fratelli sacerdoti, gridate a squarciagola la Misericordia del Padre!
Mostrate, anche con le vostre lacrime, che il Padre si contorce per amore in attesa di un nostro minimo cenno.

Fratello, sorella, farai appena in tempo a balbettare “A”.. non “aiuto”, ma solo “A” ed il Padre si getterà al tuo collo e ti bacerà!

Coraggio, figli di Re!
Elisa Ordo Virginum
1. M. Delbrel, “Che gioia credere”, Torino, 1970.

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