domenica 1 novembre 2009

cui prodest?

Assistiamo in questi giorni ad una vera e propria invasione di parole, servizi, inchieste che riguardano una certa categoria di persone chiamate trans. Sapevamo che si tratta di una realtà che c’è sempre stata, ma non ne conoscevamo più di tanto i dettagli, perché su questi si era sempre mantenuto riserbo. Ora, approfittando di un episodio di cronaca, si è voluto sollevare questo velo, e lo si è fatto nel modo più impietoso ed irriverente, dimenticando l’umanità e la sofferenza dei suoi protagonisti ed il dovuto rispetto che ogni essere umano si merita. Le immagini che con malcelato compiacimento e dovizia di particolari i mass media ci vanno proponendo sono quelle di un mondo di prostituzione e di ambienti di degrado, di bellezze perverse e di vizi inconfessabili. Come se la realtà di queste persone stesse tutta e soltanto qua. E su questo triste spaccato di vita ci si astiene scrupolosamente dall’esprimere anche solo timidi giudizi, perché la morale ha lasciato il posto alla privacy, il buon gusto alla libertà di espressione del pensiero e così via.

Dunque, tutto questo chiasso a cosa sta servendo? Cui prodest? Certamente sta dando una insperata visibilità ad una particolare categoria di persone (direi sotto-categoria o sottoinsieme perché non riguarda tutto l’universo dei trans) ed al loro modo di gestire la vita; lustrini luminosi all’opaco apparato intessuto di prostituzione (e droga) che le circonda. Ad alcuni di questi protagonisti si va offrendo l’onore dei riflettori con interviste alla televisione e servizi fotografici; si concede l’opportunità di presentare il loro vivere con tinte divistiche e di successo e di farsi pubblicità. Sono proposti alla collettività come se il loro modo di vivere, a parte qualche smagliatura che è in tutte le cose umane, fosse naturale e buono, moralmente accettabile, intelligente, divertente, da imitare. Potremmo dire che i mass media, colla pretesa di dare informazione, come effetto collaterale stanno imbastendo una grossa operazione di marketing a loro favore.

In sostanza il confine fra il bene ed il male, il giusto e l’ingiusto, del moralmente accettabile, si sta impietosamente spostando, al punto che i criteri di valutazione e di scelta una volta ritenuti patrimonio di civiltà stanno perdendo di riferimenti e di consistenza. Oramai tutto è lecito, tutto si può dire, rappresentare, sostenere, salvando ovviamente certe parvenze più nella forma che nella sostanza, perché non ci sono più criteri o linee guida che una volta chiamavamo valori.
E quello che preoccupa è che i nostri figli, che crescono in questa dimensione di ambiente, sono i primi ad assorbire e considerare naturale ed accettabile una visione della vita così allargata.

Dunque, tornando ai mass media, ci si deve rendere conto che il diritto di cronaca ha anche dei limiti. Che questi mezzi non sono innocui ma hanno un grosso potere nella formazione delle coscienze nella misura in cui suggeriscono pensieri, comportamenti e modelli di vita.

E che ne è della Parola di Dio? Siamo consapevoli che nel sentire comune non è più ritenuto di stile, o intellettualmente corretto, per usare una frase di moda, o di utilità, l’inserire il pensiero di Dio nei nostri discorsi. E tantomeno considerarlo criterio di valutazione e di scelta di vita. Il mondo vuole, a suo dire, gente concreta e realista, e non fantasiosa e bacchettona. Su certi argomenti poi, tutti sappiamo che la Scrittura ci va giù pesante, e quindi per quieto vivere è ancora più opportuno il lasciare perdere. E noi cristiani alle volte lo facciamo pure, il lasciare perdere, ma ammettiamolo, con molto stile, mostrando virtuoso pudore travestito e reso elegante da larghezza di vedute, tolleranza e rispetto degli altri.

Così avviene che Parola di Dio viene messa da parte, resa improduttiva.

Purtroppo ci dimentichiamo di chi è Dio e del timor di Dio.

Forse (?), mi ripeto, anche noi cristiani abbiamo le nostre colpe quando sdrammatizziamo troppo certe realtà, e con spirito comprensivo e bonario… lasciamo correre. Dimenticando, lo ripeto, quello che Dio ci chiede.

Ci dimentichiamo della grossa responsabilità alla quale siamo chiamati, che è di dare testimonianza alla Verità, e di collaborare con Dio a costruire il Suo regno in un mondo migliore.
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1 commento:

  1. si puo spegnere se i programmi sono indecenti
    io se i linguaggi o gli aargomenti o le immagini sono SCORRETTI,,,,,,,,,
    e sono tanti,spengo,
    restano i servizi giornalistici seri oppureanche i cartoni animati
    spegnamo tutti un po .....

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