domenica 16 ottobre 2011

Noi gli artefici della nostra infelicità…

Leggendo Luca 19,45-48 dapprima ho pensato all’importanza di valorizzare tutti i luoghi di culto e di preghiera in cui mi possa trovare, troppo spesso la superficialità ci porta ad essere in Chiesa e a pensare ad altro, a chiacchierare, a non dare valore al luogo in cui ci si trova… Ma leggendo e rileggendo il brano di Luca ho iniziato a pensare alle parole di Gesù alla Samaritana: “Credimi o donna… è giunto il tempo in cui Dio cerca adoratori in spirito e verità”, insieme alle parole di san Paolo: “Non sapete che i vostri corpi sono Tempio dello Spirito Santo!” Allora la riflessione ha preso un’altra piega.

Come gestisco il “tempio” affidatomi da Dio che dovrebbe essere sua dimora? E’ forse divenuto una “spelonca di ladri”? Ho smarrito il senso profondo e sacro della fiducia di Dio riposta nelle mie mani? E se fosse divenuto “spelonca”, credo forse di poter ingannare Dio? Certamente potrei esternamente mascherare tutto, ma Dio non potrei prenderlo in giro e chi sarebbe più danneggiato dai ladri sarei io stesso: derubato da me stesso della presenza di Dio!

E’ possibile accada tutto questo?

Direi proprio di sì. Nel versetto finale si legge che “il popolo pendeva dalle sue parole”, eppure quel popolo di lì a poco non hanno fatto nulla per salvare Gesù davanti a Barabba. Dunque è possibile che io abbia esultato, pregato, speso energie per Dio, ma poi lo abbia relegato in un angolo o addirittura cacciato dalla mia persona-tempio.

Mi consola sapere che, se da una parte “i sommi sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo perire e così anche i notabili del popolo”, dall’altra “ogni giorno [Gesù] insegnava nel tempio”. Nonostante più o meno coscientemente io uccida la divina presenza di Dio in me, Lui si ritaglia sempre un angolino in cui “insegna”, parla, aspetta… Mi aspetta!

Da dove dobbiamo ricominciare perché riprenda possesso del mio cuore?

Devo andare a cercare in quale angolo della mia persona è nascosto e sta parlando, andare là, sedermi ai suoi piedi, parlarci, sfogarmi con Lui, ascoltarLo e chiederGli di riconquistare ciò che gli spetta di diritto. Allora forse accadrà di nuovo che “entrato nel tempio, cominciò a cacciare i venditori, dicendo: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Ma voi ne avete fatto una spelonca di ladri!»”.

In primo luogo devo cercare Gesù che insegna e parla dentro di me, poi cercare di dargli spazio.

Maria a Medugorje il 25 ottobre 2009 ci ha suggerito la strada: “Riempite il vostro cuore di preghiera!” Se riempio il cuore di preghiera Lui inizia ad abitarvi dentro perché il tempio è fatto per essere “casa di preghiera”. Se malauguratamente scelgo di non pregare, non solo non faccio qualcosa, ma addirittura lascio la porta aperta a tut’altro! Non si tratta di “non fare di niente di male”, come spesso sento dire con superficialità in confessione, ma addirittura di aprire il cuore ad altro, di cacciare Dio dal tempio e di “volerLo uccidere”. Una lenta e silenziosa apostasia che potrà solo danneggiare me stesso.

Il nostro cuore è il tempio di Dio fatto perché sia Sua dimora, casa di preghiera, se non lo riempiamo di Lui non avremmo mai quella Pace e quella Gioia che vuole donarci e che fin dall’eternità ha pensato per ciascuno e che Gesù ha pagato a prezzo del Suo Sangue!

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