lunedì 24 ottobre 2011

Caso o DIOincidenze?


«Il caso è lo pseudonimo di Dio quando non si firma personalmente» (Jules Renard).
Mi sono commosso profondamente in questi giorni, quando un giovane universitario è venuto defilato da me, con gli occhi bassi, spaventato, a dirmi che da quando si è riavvicinato alla fede, gli capita spesso di vedere delle ‘strane coincidenze’ tra le sue preghiere e ciò che gli accade, tra le cose che dice a Dio e la realtà che lo circonda, come se Dio rispondesse davvero alle sue domande, ai suoi ringraziamenti, ai suoi dubbi, alle sue provocazioni, usando le cose più disparate: la parola del vangelo, un compagno di studi, la pagina di un libro, una musica ascoltata, persino un tramonto. Era spaventato all’idea che quel Dio in cui credeva si occupasse davvero di lui e di ciò che gli frullava nel cuore.
Così è venuto da me affinché lo rassicurassi del fatto che erano solo ‘coincidenze’ non cose reali. L’ho chiamato per nome ed ha alzato gli occhi, gli ho sorriso e gli ho detto: “oggi hai capito cos’è la vita spirituale, cioè accorgersi di quel dialogo continuo che Dio ha con ciascuno di noi. Solo che Dio ha alfabeti strani per comunicare. Dio ci parla attraverso la realtà. Per questo non dobbiamo mai avere paura di ciò che ci accade, perché dietro le cose che ci circondano c’è sempre qualcosa che dobbiamo capire, prendere sul serio, e vivere appassionatamente. E quando tace, molto spesso è perché siamo noi ad aver cambiato frequenza e non Lui ad aver smesso di parlare”. Il caso per noi non esiste. E’ sempre tutta una grande opportunità, perché Cristo ha trasformato persino la croce, cioè la parte più faticosa della nostra vita, in un opportunità. Teologicamente si chiama risurrezione. Solo per questo possiamo caricarcela ogni giorno sulle spalle, diversamente saremmo solo masochisti.

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