mercoledì 26 ottobre 2011

L'archivio di Dio

Credo che in qualche punto dell'universo debba esserci un archivio in cui sono conservate tutte le sofferenze e gli atti di sacrificio dell'uomo. Non esisterebbe giustizia divina se la storia di un misero non ornasse in eterno l'infinita biblioteca di Dio. «Il mio vagabondare tu, o Dio, lo registri; le mie lacrime nell'otre tuo raccogli: non sono forse scritte nel tuo libro?». È l'antico Salmista ebreo a cantare (56,9): Dio raccoglie tutte le lacrime delle vittime della storia umana, così che esse non cadano nel vuoto. Esse sono agli occhi di Dio realtà preziose come l'acqua che il beduino conserva nel suo otre quando viaggia nel deserto. In questo scrigno e nell'«anagrafe» ideale della vita dell'umanità Dio registra e custodisce come tesori tutte le sofferenze. La stessa idea è nel bel frammento che abbiamo desunto dal romanzo L'immagine di Isaac B. Singer (1904-1991), scrittore ebreo polacco vissuto in America, fedele sempre alla lingua materna yiddish. Alle righe che abbiamo citato è sottesa l'eterna domanda: c'è un senso al nostro dolore? E per il credente: c'è un Dio che raccoglie tutte le lacrime nascoste? Per l'ebreo in particolare: l'«Olocausto» ha almeno nel supremo progetto divino sulla storia una collocazione possibile? Interrogativi brucianti che vengono per ora accantonati dallo scrittore, Nobel 1978 della letteratura, ma che approdano alla certezza che – qualunque sia la risposta filosofica o teologica – Dio non può ignorare questo respiro di dolore che sale dalla terra. Nei suoi colossali archivi non sono registrati tanto i trionfi militari o i successi umani (a questo pensano già i libri umani di storia e i relativi documenti) quanto piuttosto lo sterminato patrimonio di lacrime, lutti, lamenti e affanni. Solo Dio saprà con essi costruire una trama nel libro della vita che orna la sua «infinita biblioteca».

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