martedì 31 maggio 2011

Un Cenacolo di dubbi

Uno dei vangeli pasquali che mi ha sempre affascinato è un passaggio che si trova al capitolo 24 di Luca; i due discepoli di Emmaus sono appena rientrati a Gerusalemme. Il cuore in gola per la corsa fatta, gli occhi pieni di luce, l’entusiasmo a mille, il miracolo dell’incontro con il Risorto ancora stampato nella mente come un ricordo quasi palpabile… spalancano le porte del Cenacolo e subito dopo qualcuno degli Undici corre a richiudere a doppia mandata il portone d’ingresso. La paura regna ancora sovrana: il rischio di fare la stessa fine di Gesù è ancora altissimo. Le domande viaggiano a ritmo iperbolico e le risposte scarseggiano. Certo, quel Gesù li aveva abituati a tante stranezze; non era certo un conservatore, un consolidatore delle tradizioni dei padri, però, se veramente era risorto, perché affidarne la testimonianza alle donne, il cui valore in sede legale era equivalente a zero? E ora, anche questi due, Cleopa e il suo amico, perché apparire a costoro, che erano i più delusi e arrabbiati tra tutti, tanto che avevano abbandonato Gerusalemme e la prima Comunità cristiana con la promessa di mai più rimetterci piede? Perché Gesù non segue le logiche umane? Perché ci complica e si complica la vita? Se apparisse risorto a Caifa, non sarebbe tutto più semplice?

Ed ecco che in mezzo al turbinio di domande, di proteste, di prove generali per essere veramente discepoli, appare Lui. Davanti alla selva di discorsi e considerazioni, una semplice parola: “Pace!”

Finitela con le parole! Lasciate le opere al secondo tempo di questo film che è la vita da risorti: il primo tempo è tutto dedicato alla contemplazione e alla comunione con me, il Risorto!!!

Sia pace nelle vostre menti, nei vostri cuori, non lasciatevi sviare!

La frase più sconvolgente di Gesù arriva però in seconda battuta: “Perché sorgono dubbi nel vostro cuore?”

Ma i dubbi non trovano forse domicilio nella mente? Come può il cuore dettare legge alla mente? Figuriamoci se oggi Gesù apparisse nelle stesse condizioni in cui apparve nel Cenacolo il mattino di Pasqua! Prima del prete, verrebbe chiamato il RIS, oppure sicuramente qualche scienziato di fama internazionale per cercare di sfatare il presunto raggiro!

Eppure, a ben pensarci, quante sono le occasioni della nostra vita in cui ci siamo trovati incastrati in una bolgia di pensieri che ha tolto il fiato al cuore? È stata purtroppo esperienza di tutti chiudere amicizie, storie d’amore, esperienze professionali perché schiacciati da dubbi, sensi di colpa, sentimenti di abbandono o tradimento, pensieri di gelosia, ipotesi fantascientifiche di persecuzioni e simili… esperienze fatte a volte in prima persona, altre come parte lesa, a volte a ragione, altre a torto.

Gesù invita a fare un salto di qualità, ricordando che il cuore intuisce ben prima della mente. La ragione calcola, progetta, considera, ma non è in grado di buttarsi. Anzi, se la si lascia correre, rischia di tagliare le gambe. Dostoevskij parlava di uno stretto legame esistente tra l’annebbiamento dell’intelligenza e l’indurimento del cuore. Alcune cose non possono essere spiegate. Tuttavia, l’assenza di spiegazioni legate all’intelligenza non precludono l’utilizzo della spontaneità del cuore. Quando la mente viaggia, arriva a togliere sangue al cuore.

Fortunatamente il buon Dio non ci ha creati con solo il cuore o solo la mente, ma con entrambi, aiutandoci cosi a cogliere che se si lascia campo libero alle emozioni e ai sentimenti si rischiano le cantonate, evitabili grazie al raziocinio. Viceversa, se sono i pensieri a dettare legge, senza le intuizioni del cuore si rischia di impantanarsi in quelle situazioni in cui non tutto può essere spiegato. Mi chiedo allora quale sia il campo di gioco per viversi quest’avventura.

Credo che possa essere solo l’esperienza quotidiana: non le aule di teologia, non i convegni, nemmeno le prediche o le meditazioni più illuminate. Toccate, mettete la mano, fate esperienza! Senza un’esperienza globale ed equilibrata di Gesù, tutta la nostra realtà di uomini e di cristiani ne esce parzializzata: o troppo sentimentalismo, o troppo freddo razionalismo. Cuore e mente non possono essere separati.

Allora, riprendendo Dostoevskij, mi viene da chiedermi quanta nebbia ci sia nella mia testa, frutto del polverone alzato da troppi pensieri. Ugualmente, mi viene da pormi un’altra grande questione: quanta durezza c’è nel mio cuore? Sono capace ancora di emozionarmi? Di vivere la commozione davanti a Gesù? L’entusiasmo? Perché se è vero che i troppi pensieri bloccano la sana istintività del cuore, è vero anche il contrario, come l’esperienza del Faraone in Egitto ha dimostrato: un cuore impietrito brucia l’evidenza, allontanando la percezione reale da parte della mente.

Gesù non ha bisogno di cristiani a pezzettini, o tutta mente o tutto cuore, ma di uomini e donne globali, interi, integri. A noi un bell’esame di coscienza.

Dacci il coraggio, Gesù, di vedere la verità di quello che siamo e il coraggio di farti entrare in quelle parti di noi oggi lontane dalla tua Risurrezione.

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