lunedì 26 settembre 2011

Cos’è il SUCCESSO che tutti inseguono [I°]

La parola “successo” è un participio passato del verbo latino “succedere”, che letteralmente significherebbe “venire dopo”. Si tratta di un sinonimo del verbo “riuscire”, “costruire un dopo”. Già questo ci fa intendere come il successo non sia qualcosa che fortunosamente caschi dall’alto, ma un costruirsi giorno dopo giorno qualcosa… per un dopo! Se guardiamo il successo di una persona costruitosi in brevissimi tempi, ad esempio attraverso la fama con un Reality Show, rispetto a chi per anni si è fatto strada nella sua carriera artistica attraverso un impegno professionale faticoso, noteremo la sostanziale differenza di una rapida e notevole visibilità.

Eppure i primi diventano meteore che vanno e vengono, ma presto svaniscono. I secondi, pur tra alti e bassi, riemergono quasi sempre con qualcosa di artisticamente valido e sorprendente, capaci di restare “sulla cresta dell’onda”. Purtroppo i mass media ci presentano la parola “successo” come l’apparire in tv, avere notorietà, essere famosi e ricchi… nient’altro. In realtà il successo è la riuscita e il raggiungimento degli scopi principali di una vita, ovvero l’autorealizzazione!

Un tempo si contrapponeva l’avere all’essere. Oggi – nonostante resti il binomio in una plastica dicotomia – si potrebbe parlare maggiormente del dilemma tra l’essere e l’apparire. Quasi come se si valesse in quanto persona non per i propri contenuti, le proprie competenze, la propria storia o la sola bastevole dignità di essere umano, ma per ciò che appare e soprattutto per ciò che si riesce a mettere in mostra.


Il bisogno di felicità e di realizzazione è scritto nel cuore dell’uomo, non è negativo di per sé. Il problema è quando si usano mezzi scorretti per raggiungere il proprio scopo sapendo che “il fine non giustifica i mezzi”. Altro problema si verifica quando i mezzi diventano il fine; ovvero quando tutto ciò che in natura esiste per vivere bene diventa invece un “idolo”, un fine da perseguire e si punta tutto per avere belle donne o uomini, per avere cose come auto o altro e si punta sull’avere o sui soldi… o sull’apparenza.

Tutte cose o obiettivi che durano ben poco e che prima o poi presenteranno il conto senza sconti, perchè si sarà costretti dalla vita a guardarsi indietro in verità dovendo fare un bilancio su cosa si sia costruito di davvero valido, duraturo e positivo. Gesù sintetizza tutto in modo folgorante: “A che serve all’uomo guadagnare il mondo intero se poi si perde o perde la propria anima?” Nulla… Proprio nulla… E’ il paradosso di una casa – o un castello principesco – costruito sulla sabbia che in meno di un baleno crolla miseramente.

Oggi si intende la parola successo come negativa perché si vorrebbe “successo” senza fatica, senza “venir dopo”, senza costruire. Oggi prevale il tutto e subito perché il consumismo è entrato nelle relazioni umane e tutto, compreso le persone ed i sentimenti, sono divenuti merce. La televisione ha una grande responsabilità a riguardo. I mass media hanno una grande responsabilità anche sui modelli che propongono come “prototipi di felicità”! Le conseguenze sono devastanti: ragazzine anoressiche, sessualità disordinata con diffusione di malattie, aborti, cuori feriti, suicidi, depressioni…

Allora puntiamo al vero successo, ovvero alla realizzazione del “sogno di Dio” su di noi, l’unico capace di donarci la pienezza della felicità già sulla Terra e in futuro in modo eterno e permanente! In fondo Pascal con la sua “scommessa” aveva ragione. Costruiamoci passo passo una casa che qui si può edificare, ma che abiteremo davvero – come afferma Chiara Lubich – solo in Cielo.

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