martedì 20 settembre 2011

Centralità e arrendevolezza

Per poter superare l'assenza di Dio, Dio ci deve interessare davvero. Altrimenti non possiamo incontrarlo. Detto secondo una terminologia evangelica: per poter pregare noi dobbiamo immergerci nella situazione che è definita Regno di Dio. Dob-biamo riconoscere che Egli è Dio, l'Unico, “dobbiamo arrenderci a Lui” (A. Bloom). Il rapporto con Lui non può sopportare compresenze che ne offuschino la centralità.
E’ la stessa cosa che avviene nelle relazioni umane; quando un uomo e una donna sono innamorati, gli altri non sono più così importanti, come dice un vecchio detto: “Quando un uo¬mo ha una sposa, egli non è più circondato da uomini e donne, ma dalla gente”.
Se siamo come il giovane ricco che non poteva seguire Gesù perchè era troppo ricco e il denaro si opponeva all'incontro, come potremo superare il muro dell'assenza? Quando preghiamo, che cosa desideriamo ottenere attraverso la profonda relazione che vogliamo instaurare con Dio? Forse semplicemente un altro periodo di felicità, ma quasi certamente non siamo disposti a vendere tutto quello che abbiamo per acquistare la perla di grande valore (Mt 13,44-46).
Quali nostre “ricchezze” divengono meno importanti ed essenziali, quando ci rivolgiamo a Dio? Esse dovrebbero divenire pallide e grigie, fare solo da sfondo all'unica figura che interessa (come nel detto più sopra citato).
“Dio è disposto a restare al di fuori, a sopportarlo completamente come una croce, ma non è disposto a rappresentare una parte marginale nella nostra vita” (A. Bloom).

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