mercoledì 17 agosto 2011

Cuore

“Credo che un giorno, il tuo giorno, mio Dio avanzerò verso te con passi titubanti, con tutte le mie lacrime sul palmo della mano, ma anche con questo cuore meraviglioso che ci hai donato, questo cuore troppo grande per noi perché è fatto per te”. (J. Leclercq)

La parte di noi che porta impressa l’immagine e somiglianza di Dio non è tanto la ragione quanto il cuore. Perchè è nel cuore che sentiamo il senso o il non senso della vita. La ragione coglie il giusto e lo sbagliato. Il cuore invece coglie ciò che c’è sotto il vero, sotto la belezza, sotto la scorza delle cose che viviamo. E’ nel cuore che accade la vita. Un uomo senza cuore è solo vita biologica, sopravvivenza senza altro attributo, senza eternità, senza felicità. Anche perchè la felicità prima di essere pienezza è innanzitutto una ferita che ci portiamo dentro, un bisogno che ci spinge a cercare, una vuoto che cerchiamo di riempire scavando sotto le cose che viviamo. Il cuore ci rende umani. Forse è questo il motivo per cui come cristiani ci ricordiamo che anche Cristo aveva un cuore. Il nostro Dio non è un Dio “impassibile”, ma è un Dio “passibile”, passionale, ferito anche Lui da questa vulnerabilità che crea l’amare. La grandezza di Dio sta nel mettere da parte la Sua onnipotenza per mostrarsi invece fragile così com’è fragile ogni persona che decide di sentire la vita attraverso l’amore per ciò che è, per ciò che ha e per ciò che fa.

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