sabato 18 dicembre 2010

Dare amore - improvvisazione

Improvvisazione 1 – dare amore -

Ieri 17 dicembre era un giorno particolare per me: il mio compleanno. Quindi … giornata dei proponimenti. Ed il proponimento di base era di migliorare la mia capacità di dare amore al prossimo, in obbedienza al comando di Gesù.

Devo dire che un punto di criticità nel mio “dare amore” lo sono i mendicanti. So che è un grosso problema per tutti perché, oltre al sacrificio talvolta anche minimo del dare l’offerta, c’è il solito dubbio che chi ti allunga la mano sia solo un mestierante se non un esponente di un racket. Allora nasce il sacrosanto ragionamento del fare del bene si, ma in modo mirato.

Dunque ci sono le volte che mi sento “santo” e do l’offerta senza giudicare la persona; altre, quando prevale in me un raziocinio del resto suggerito da molti, chiudo il cuore e non do nulla. Ma non è così facile perché i questuanti quasi sempre insistono e sciorinano il loro repertorio ben collaudato e capace di mettere in crisi le anime più sensibili.

Tornando al discorso d’inizio e pensando ai mendicanti, il mio ragionare si è andato allargando, e mi sono detto: se sono chiamato a “dare amore” anche ai più piccoli, e che nel prossimo dobbiamo vedere Gesù, come posso dare loro amore senza sborsare nulla? Come posso sottrarmi ai loro “attacchi” perché alle volte proprio di attacchi si tratta e nello stesso tempo trasmettere a loro l’amore di Dio?

Questo è sempre stato per me un grosso problema. Qualcuno più esperto, magari con “doni diversi” sa gestire le cose in modo migliore e non escludo che ci possano essere soluzioni più opportune, ma non è il caso mio, almeno finora.

Detto per inciso, la solita frase del “vai alla Caritas” non funziona, perché sappiamo benissimo che molti di loro già ci vanno, ma che i sussidi della Caritas sono limitati e per in breve periodo di tempo. Per esempio, i buoni pasto sembra siano concessi per un massimo di due mesi all’anno.

Trasmettere l’amore di Dio è principalmente una questione di relazione alla quale deve corrispondere un “fare”. Se manca una delle due, trasmettiamo qualcos’altro, ma non amore. Dunque le cose si complicano.

Questione di relazione significa che l’altro deve sentirmi “fratello”, attento alla sua persona, e ai suoi bisogni. Io sono chiamato a vedere in lui Gesù, ma nello stesso tempo anche lui deve incontrare Gesù in me. Ma non basta distribuire attenzione e sorrisi e poi non dare nulla. Lo dice anche San Paolo.

Dunque che fare?


Improvvisazione 2 – La mendicante

Dicevo che il 17 dicembre, giorno del mio compleanno, è stato il giorno dei proponimenti per una crescita nella vita spirituale, e che il proponimento di base era di migliorare la mia capacità di dare amore al prossimo, in obbedienza al comando di Gesù.

Dicevo anche che il mio punto di criticità erano i mendicanti. Il mio “dunque che fare” lo avevo risolto nel decidermi per quel giorno di dare l’offerta ed un atteggiamento di accoglienza a tutti, senza giudicare. Mi sono detto che siamo sotto Natale, e che fra tredicesime ed altro circola qualche soldo in più. Noi siamo contenti quando riceviamo un regalino extra, perché non ricordaci anche di loro?

Le cose sono andate alla meglio tutta la mattina, e mi sono sentito soddisfatto di me. Poi è arrivata la sera e sono andato in parrocchia per la S. Messa serale. C’erano alcuni mendicanti che trattavano con il laico di turno all’entrata della chiesa ma non me ne sono dato carico perché non ero io di servizio. Sono entrato nel piccolo ufficio parrocchiale lì di fianco, e poi sono uscito. Sentivo un vociare ed i passi di una persona che si allontanava. Mi sono leggermente affacciato ed è stato un lampo: la zingara mi ha visto e con uno scatto è tornata indietro allungando la mano verso di me. Tengo a precisare che la conosco e che ha una “professionalità” sconcertante, direi quasi un carisma nell’abbordare la gente. Di lei si dicono tante cose, e fra queste che raccoglie una barca di soldi che le hanno permesso di costruire già tre case in Romania. Tutti questi pensieri mi sono piombati addosso all’improvviso, e la mia reazione è stata di protezione, cercando di evitare quella mano aperta che insistentemente mi veniva come fiondata davanti agli occhi. E più lei insisteva, più mi sottraevo e la allontanavo. E’ finita così: lei si è allontanata ed io sono andato alla S. Messa, cercando di combattere con i sensi di colpa che affioravano inesorabili. Avrei potuto sbarazzarmi di tutti questi problemi dandole 50 centesimi, ma non l’ho fatto. E la carità? Dove è finita? Il dare amore, l’incontro con Gesù? Il tutto era successo così in fretta che non ho nemmeno avuto il tempo di ragionare, ed ho agito di istinto.


Improvvisazione 3 – La fretta

Avrei potuto sbarazzarmi di tutti questi problemi con la zingara con soli 50 centesimi, ma non l’ho fatto.
E mi sono anche dimenticato del mio proponimento di migliorare la mia capacità di dare amore al prossimo, in obbedienza al comando di Gesù.

Come è stato possibile? Una delle risposte che mi sto dando è di ordine prettamente psicologico: che la fretta fa parecchi guai: si smette spesso di ragionare perché questo richiede il suo giusto tempo, e ci si accontenta di agire per istinto, nel modo che ci viene più congeniale in quel momento. C’è anche un proverbio che dice che “la gatta frettolosa fece i gattini ciechi” per rimarcare che le cose fatte troppo frettolosamente molte volte riescono male. Ne approfittano anche certi commercianti che “fanno fretta” agli acquirenti adducendo la scarsità delle scorte. In parole povere la fretta ha la capacità di mettere in black out il nostro cervello. Milton Erikson, il noto psichiatra usava il termine “shock sorpresa” per indicare il risultato di certi messaggi che avevano la capacità addirittura di mandare in trance le persone.

Quando le cose stanno così corriamo il rischio di restare perdenti e di oscurare tutti i nostri proponimenti. Ma allora come fare per uscire da questo circolo vizioso?
La risposta facile potrebbe essere: non avere fretta. Ma non è sempre possibile e comunque non basta.

Improvvisazione 4 – programmare l’istinto

Se la risposta alla fretta è l’agire per istinto, allora per evitare di combinare guai diventa importante “programmare” questo l’istinto, per fare si che, quando ci troveremo di fronte ad una certa situazione, si sappia già come agire in automatico e nel modo desiderato. Per ottenere questo sarà opportuno esercitarci a “prevedere” la situazione che riteniamo critica, individuare i comportamenti di risposta desiderati che chiameremo “risorse”, e vedere in anticipo con la nostra immaginazione lo svolgersi, come in un film, della situazione nel modo desiderato.
E’ chiaro che questo approccio al problema vuole essere di tipo “evolutivo” nel senso che le nostre risorse non devono rimanere statiche, ma possono, anzi devono sempre più allargarsi al fine di essere sempre più adatte alle varie situazioni che ci troviamo ad affrontare.


Improvvisazione 5 – conclusione

Dunque, ecco il mio errore: ho fatto un proponimento bello, santo, buono quanto si voglia, ma mi sono fermato lì, dimenticandomi di programmare i miei futuri comportamenti.

3 commenti:

  1. è vero si fanno molti propositi buoni..ma spesso ce ne dimentichiamo ,io continuo farne ma mi capita di arrivare a sera e analizzare la mia giornata e mi accorgo che non sempre sono stata coerente ed allora prego Gesù di aiutarmi a migliorare...

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  2. Grazie mille!
    Penso davvero che esercitarsi a “prevedere” la situazione per noi critica possa aiutarci molto. Cercherò di mettere a frutto questa strategia sul lavoro...una sfida da vincere ogni giorno!

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  3. Grazie Luigi,
    è sicuramente un aiuto concreto per potersi migliorare.

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