Fratelli, dovremmo avere il timore che, mentre rimane ancora in vigore la promessa di entrare nel suo riposo, qualcuno di voi ne sia giudicato escluso. Poiché anche noi, come quelli, abbiamo ricevuto il Vangelo: ma a loro la parola udita non giovò affatto, perché non sono rimasti uniti a quelli che avevano ascoltato con fede. Infatti noi, che abbiamo creduto, entriamo in quel riposo, come egli ha detto:
«Così ho giurato nella mia ira:
non entreranno nel mio riposo!».
Questo, benché le sue opere fossero compiute fin dalla fondazione del mondo. Si dice infatti in un passo della Scrittura a proposito del settimo giorno: «E nel settimo giorno Dio si riposò da tutte le sue opere». E ancora in questo passo: «Non entreranno nel mio riposo!».
Affrettiamoci dunque a entrare in quel riposo, perché nessuno cada nello stesso tipo di disobbedienza. (Eb 4,1-5.11)
La promessa di Dio resta valida per sempre: egli è fedele nei secoli. Ma il problema non sta nella sua fedeltà, quanto piuttosto nella nostra obbedienza a lui. Questo, del resto, fu il motivo che portò il popolo di Israele a non godere del premio legato alla promessa che Dio aveva fatto loro.
Dio realizza le sue promesse in tempi che, spesso, non coincidono con i nostri.
La possibilità di gioire del riposo di Dio è legata a quanto ti impegni giorno per giorno a restargli fedele. Le occasioni non ti mancano, puoi fare di ogni evento un'opportunità per dimostrargli la tua fedeltà e il tuo amore, perchè il premio è già preparato per te: questa è l’unica ansia lecita che un cristiano può avere dentro di se.
tratto dal Messalino dell' Editrice Shalom
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