L'assenza affievolisce le passioni mediocri ma accresce le grandi, come il vento spegne le candele e ravviva il fuoco. «La lontananza, sai, è come il vento, che fa dimenticare chi non s'ama-»: così ripeteva una canzone degli anni Sessanta, rimodulando un motivo non raro nella letteratura di tutti i tempi. Oggi ho scelto di affidarmi a un autore francese prezioso per chi, come me, deve trovare ogni giorno uno spunto tematico espresso in forma incisiva ed essenziale. Si tratta dello scrittore moralistico francese François de la Rochefoucauld (1613-1680), alle cui Massime appartiene questa riflessione sull'assenza e sulla distanza. Bella è appunto l'immagine del vento che, quando soffia forte, spegne le fiammelle dei ceri ma alimenta i focolai degli incendi. Evidente è anche l'applicazione: le passioni vere e profonde non hanno bisogno di continue prove e sostegni; esse si alimentano a una forza e a un'energia di fondo. Vorrei, però, orientare la considerazione lungo un altro percorso tematico. Ai nostri giorni si scambiano per "grandi passioni" quelle che in realtà sono soltanto eccessi. Chi strepita e urla in televisione durante un dibattito o uno spettacolo non lo fa, certo, per un insopprimibile anelito per la verità o la giustizia. Non siamo di fronte allo sdegno profetico ma semplicemente alla cialtroneria pubblicitaria di chi vuole mettersi in mostra. La passione autentica per una causa si coltiva soprattutto nel silenzio delle opere, nell'impegno nascosto. L'assenza dalla scena in questo caso rivela una dignità e una genuina donazione all'ideale senza mettere in primo piano se stessi. Quasi tutti gli uomini di grande valore sono discreti e semplici. E questa discrezione è spesso scambiata per debolezza e insignificanza.
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