Mentre guardavo alternamente dalle due grandi finestre affacciate sul passato e sull'avvenire, i ladri entrarono indisturbati nella stanza e mi derubarono di tutto il presente. Secondo un antico apologo rabbinico, un giorno Dio inviò l'angelo Gabriele col dono dell'eternità da offrire all'umanità. Dopo una lunga perlustrazione l'angelo ritornò stringendo ancora nelle mani quel dono. E spiegò al Signore: «Non ho trovato nessun uomo che mi ascoltasse, perché tutti avevano un piede nel passato e l'altro nel futuro o non avevano un presente per fermarsi e sentirmi». Certo, è vero - come diceva sant'Agostino - che il presente, quando lo si dice, è già divenuto passato, mentre prima è solo un futuro da compiersi. Eppure, la vita è proprio un continuo presente e aveva ragione la poetessa fiorentina Margherita Guidacci (1921-1992) quando, nella rivista Linea Nuova del 1967, faceva l'intensa confessione che abbiamo sopra affidato ai nostri lettori. Sono tanti i ladri del presente che approfittano delle nostre distrazioni per rubarci l'istante in cui viviamo. C'è la nostalgia del passato che ci fa guardare indietro con malinconia, come accade alla moglie di Lot o come è stato per il famoso scrittore francese Marcel Proust, rivolto solo alla «ricerca del tempo perduto». Si diventa, così, persone dal rimpianto permanente, conservatori, lamentosi, depressi, convinti che l'età dell'oro è solo alle spalle. Ma c'è anche la frenesia del futuro che rende sempre tesi, esaltati, esagitati, febbrilmente attirati da un "poi" che ci sfugge di mano, rifugiandosi tra le nebbie dell'utopia. Ecco, allora, l'importanza di «comprendere quest'ora», come diceva Gesù ai suoi ascoltatori, di amare l'istante in cui Dio ci colloca continuamente, in attesa dell'istante unico, perfetto e definitivo dell'eternità.
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