Siamo partiti accennando alla cultura cinese quando guarda alla vita dal punto di vista binario di forza e debolezza, ed abbiamo colto che nella loro ottica questi stati non sono ritenuti definitivi ma intercambiabili. E la capacità di trasformarli è da loro definita arte. Ecco dunque per esempio “l’arte della guerra” di Sun Zu dove si insegna ad un esercito debole le strategie (staratagemmi) per sopraffare l’avversario più forte, trasformando quindi il debole in forte ed il forte in debole.
Ma perché lasciare questa sapienza al mondo orientale, e non applicare anche a noi queste intuizioni che ci possono permettere di superare tante difficoltà e rendere la nostra vita più ricca e felice? Certamente lo stiamo già facendo, ma forse è poco presente l’ingrediente consapevolezza di cui parlavamo, e che ci permetterebbe di rendere il nostro agire più sistematico e funzionale. Fatte salve le debite eccezioni naturalmente.
A questo punto sorge spontanea la domanda: passando dalla teoria alla pratica e considerati tutti i miei punti di debolezza con tutto ciò che questi comportano, come posso fare sì che questi si trasformino in punti di forza?
Notiamo che siamo passati dal COSA al COME
Essendo i modi infiniti come infinite sono le situazioni che la vita ci propone, possiamo iniziare a sbizzarrirci con qualche esempio.
Possiamo per esempio ritornare ai nostri amici orientali che sanno applicare questi principi anche nelle arti marziali (Yudo, Karate, Aikido ecc.) e proponiamo un esempio concreto e molto efficace:
facciamo conto che un nemico ci aggredisca con un pugno. Possiamo rispondere con un altro pugno e non si sa come andrà a finire: diventerà una zuffa e vincerà il più forte.
Possiamo invece scegliere di schivare questa aggressione, spostandoci di lato (qualche volta non è facile ma sono cose che si imparano), e scopriremo che tutta l’energia spesa dall’avversario passerà oltre e si scaricherà nel nulla, rendendolo poi debole. Sarà in nostro potere e noi saremo passati in una posizione di forza. Potremo ora colpirlo noi, di fianco o di spalle, e per lui sarà veramente difficile difendersi.
Non è lo stesso principio che possiamo applicare quando alle provocazioni, anziché reagire con aggressività e risentimento, come verrebbe facile, scegliamo di rispondere con dolcezza e benevolenza, evitando lo scontro? La violenza dell’aggressore passerà oltre ed andrà a colpire il nulla. Ed ecco la sua debolezza.
Passati poi i bollenti spiriti, noi potremo anche scegliere tempi e modi per dire la nostra, ma saremo noi a scegliere il campo e stavolta saremo in una posizione di forza.
Considerazione: Ma l’evitare la violenza e la contesa, non è poi la via che ci indica il Signore? Ben vengano dunque le strategie e gli stratagemmi se questi ci offrono modalità sul COME diventare forti nel cammino da Lui indicato. Ma attenzione, quando saremo passati alla posizione di forza non dovremo poi dimenticarci della carità e della responsabilità che ci è sempre richiesta verso i nostri fratelli.
PS) Se il discorso è troppo tecnico,...un esempio semplificato. La moglie dice del marito: "Alle volte lui è intrattabile… ma io so come prenderlo!" Questa è staregia.
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