Se il problema ci interessa e lo vogliamo affrontare, un primo passo da fare sarà quello di recuperare la consapevolezza cui abbiamo accennato, individuando quali sono le situazioni specifiche che ci riguardano ove ci è dato di occupare posizioni di “forza” o di “debolezza” , e di chiederci come le gestiamo.
Ricordiamo che la consapevolezza è il primo passo verso qualsiasi cambiamento e/o guarigione.
Possiamo iniziare il percorso e tracciare un nostro primo identikit chiedendoci: In quali circostanze ci sentiamo forti? E come le viviamo? Il nostro interesse è rivolto solo a noi (ricordiamo quei pastori che pascono se stessi di Ezechiele 34,2), oppure c’è posto anche per gli altri? Quali sono i nostri ruoli, compreso quello che ricopriamo nel sociale, ed il nostro livello di benessere e di potere?
Lo stesso faremo esaminando le situazioni ove ci sentiamo deboli.
Passo successivo, molto importante, sarà poi quello di interrogarci sui principi e valori che ci guidano e sulle responsabilità che ci assumiamo per il nostro agire.
Sono le regole comandate dal Signore? O sono dettate dal mondo (sentire comune, moda) o dal classico: sento essere bene così (leggi relativismo etico)?.
Arrivati a questo punto, incomincerà a delinearsi un quadro abbastanza espressivo del nostro stare ed agire nel mondo in situazioni di forza e di debolezza.
PS1) Se abbiamo scelto di seguire le regole dettate dal Signore, allora ci scopriamo anche combattenti perché, come Lui stesso ha detto in Mt. 19,24, “E’ più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli”.
PS 2) Quando si è ricchi è più facile mettere al primo posto i nostri interessi ed essere accondiscendenti verso se stessi, per il semplice fatto che ce lo possiamo permettere ed è tutto così facile ed a portata di mano.
-
Nessun commento:
Posta un commento