Vorrei dire una parola sulla parte che la croce ha nella nostra vita. Se vogliamo essere seguaci di Cristo, dobbiamo prendere ogni giorno la nostra croce e seguirlo. Non possiamo pretendere di sedere alla destra o alla sinistra del Padre se prima non abbiamo bevuto dal calice. E' da notare che nel Vangelo, per quanto io ricordi, il Signore non parla di seguirlo o di essere suoi discepoli senza un riferimento alla croce o al calice, il simbolo della sofferenza.
Nella nostra vita quotidiana ci sono molte occasioni di portare la croce: non ultime, le incomprensioni, un rimprovero immeritato, un'ansia tormentosa, la cattiva salute, la fatica. Ebbene, noi dobbiamo decidere se queste cose sono ostacoli alla felicità o un sentiero che vi conduce.
Nessuno può amare la sofferenza, ma possiamo amare di soffrire. Le due cose sono completamente diverse. Istintivamente noi ci ritraiamo dalla sofferenza, ma possiamo imparare a soffrire per una ragione dinamica positiva. Dopo tutto, il Signore nell'orto del Getsemani si ritrasse dalla Passione, ma la accettò di buon grado, più ancora, con amore. Ora, in questa faccenda del portare la croce, quello che conta non è l'aspetto negativo, è quello positivo: il bene che essa produce, il bene a cui conduce. La croce di per sè non ha senso. La croce insieme con la risurrezione lo ha. Spogliarsi, come dice san Paolo, del vecchio io e delle abitudini che gli sono proprie non basta. Dobbiamo rivestirci del nuovo io. [...]
Quelle difficoltà di ogni genere a cui ho accennato, noi dobbiamo considerarle come occasioni per "deporre l'uomo vecchio"; come occasioni di crescita nella immagine di Cristo, partecipare più pienamente alla sua vita, essere posseduti dallo Spirito.
[...] Noi arriviamo a conoscere il segreto della Risurrezione quando arriviamo a conoscere il segreto della croce.
Consideriamo il valore della croce nella Chiesa, meditando le Parole di san Paolo: "Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa". Parole difficili da comprendere, ma di enorme consolazione: quando la croce è molto pesante, questo è un contributo all'intera vita della Chiesa.
Card. Basil Hume,
Conferenza alla Comunità monastica
di Ampleforth 4.4.1966
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