Su di un muro di Roma, campeggia una scritta clandestina fatta con le bombolette: “Se lo Stato è innocente, Cristo è morto di freddo”. Quando qualche giorno fa l’ho letta, non ho potuto fare a meno di sorridere, immaginando l’autore del gesto nel suo “estro artistico”, provando a immedesimarmi in lui. E’ interessante cogliere come, in un momento di contestazione interiore, il riferimento sia andato a Gesù Cristo; interessante comprendere come, ancora una volta, Dio sia sempre chiamato in causa quando le speranze umane si assottigliano.
L’autore di quella scritta ha chiamato in causa lo Stato, dichiarandolo in un certo senso colpevole. Certamente in questo nostro frangente storico le istituzioni sono in una fase di profondo travaglio, spesso incarnando e portando al massimo grado molte incongruenze della nostra società odierna.
Mi chiedo infatti: sono le istituzioni che condizionano il vivere sociale? O è la società che le potrebbe o dovrebbe condizionare? Agli estremi: chi è che dovrebbe dettare la legge? Le istituzioni o la società?
Qualche giorno fa assistevo ad una conferenza stampa con il sindaco di Roma, l’on. Gianni Alemanno, e con l’assessore De Palo, sul tema di una nuova proposta dell’amministrazione capitolina per i giovani, chiamata “Incontragiovani”. Alemanno, nel suo discorso, ad un certo punto ha nominato e invocato la “Contestazione del Sì”: ha cioè chiesto che i giovani siano contestatori, ma non arroccati sulle tesi di critiche distruttive, quanto piuttosto impegnati su critiche propositive e costruttive. Ho molto apprezzato lo slogan, perché ci ricorda che, se è vero che siamo ad immagine e somiglianza di Dio, la nostra missione è quella di essere creatori, non distruttori!
Se ci guardiamo attorno ci sono ben pochi motivi che ci spingono a restare sereni: bombe che cadono a due passi da noi, migliaia di profughi vomitati sulle spiagge da improvvisate carrette del mare, radioattività a mille dal Giappone, equilibri politici internazionali continuamente a rischio, nuovi fronti di insurrezioni popolari in Medioriente… Se vogliamo restare nel nostro panorama italiano, osserviamo appunto istituzioni sempre più lontane dalla gente, una Chiesa più spesso criticata che lodata, le mafie che prendono terreno anche in regioni da sempre considerate pulite, rappresentanti del popolo che ai festeggiamenti per l’Unità d’Italia preferiscono il bar, salvo poi ritirare un lauto stipendio dagli stessi snobbati Fratelli d’Italia (come ironicamente pontificato dall’impietosa e acuta Luciana Littizzetto).
Chi veramente può dirsi innocente? Quanto poco sano orgoglio nell’accettare accomodamenti e parzialità! Quanta leggerezza circa il bene comune, partendo dal mancato rispetto per l’ambiente e finendo con il disinteresse per la pubblica partecipazione alla cosa pubblica!
Tra me e me pensavo: ma ci potrà pur essere qualcuno che può dirsi totalmente innocente oppure no???
Alla fine sono giunto alla conclusione che nessuno possa definirsi tale; siamo tutti più o meno responsabili del mondo in cui viviamo. Perché solo chi ama in pienezza può essere definibile senza colpa. Solo l’amore vero non cerca il proprio interesse, ma è completa estroversione. Il menefreghismo è una forma di egoismo; l’amore puro è invece altruismo al massimo grado.
Le istituzioni non sono in grado di amare: chi le forma invece sì. Quanti esempi di uomini di Stato tendenti alla santità, pienamente dediti al bene comune! Giorgio La Pira, Igino Giordani, solo per citare due nomi…
Cristo non è morto di freddo, purtroppo. Né è morto per amore, ma per l’odio di chi non voleva sentire una scomoda verità, e cioè che solo amando si può pensare di poter essere senza colpa. Diversamente, l’unica strada è quella di lasciar cadere le pietre dalle mani, rinunciando alla lapidazione del capro espiatorio di turno, non tanto per aver capito quanto sia ingiusto, quanto per la paura di poter essere il prossimo a cadere sotto i colpi della “giustizia”.
Abbiamo allora due strade per essere considerati innocenti: o la connivenza, per cui se tutti sono implicati, nessuno alza la voce, o l’amore, per cui, davanti all’ingiustizia, si testimonia con la vita la legge dell’amore. Tu quale scegli?
Nessun commento:
Posta un commento