lunedì 21 dicembre 2009

Racconto di Natale

E’ con questo racconto di Natale che esprimo i più cari auguri di Buone Feste a tutte le famiglie.Spero di cuore che possiamo assaporare insieme il senso della Luce di Cristo che viene ad illuminare la nostra semplice vita con la sua presenza.
don Daniele

Era la vigilia di Natale. Tutto il monastero respirava un clima di particolare raccoglimento. Fuori nevicava fin dalla mattina. Un silenzio cosmico avvolgeva come cotone tutto il paesaggio. L'abate, nel modo solito, aveva permesso solo a due o tre padri spirituali di poter ricevere telefonate.

Era ormai scuro, quando squillò il telefono nella cella di padre Boguljub (che vuol dire “Caro a Dio”). Il monaco stava alla finestra e guardava come il buio non riusciva a inghiottire i fiocchi di neve. Quando il telefono aveva già suonato un paio di volte, l'anziano monaco si era girato, mormorando come suo solito: “Sia benedetta l'anima che chiama”.

Era Jan con la sua famiglia. “Una santa vigilia, padre Boguljub, da parte di tutti noi! Abbiamo appena finito di fare il presepe. Abbiamo trascorso un bel po' di tempo, tra ieri e oggi, per preparare bene il presepe e rendere festosa la casa...”

La moglie aveva aggiunto: “Padre, ti abbiamo ricordato tanto. Abbiamo ricordato le tue parole, i momenti che abbiamo vissuto insieme... Mentre facevamo il presepe e decoravamo la casa, ci siamo resi conto di come la casa sia abitata dai ricordi, dalle presenze care che hanno lasciato dentro qualcosa di sé”.

“Ma proprio questo è il presepe”, aveva risposto Boguljub. “Nel presepe noi rappresentiamo la vita quotidiana che viene felicemente sconvolta dalla nascita del Figlio di Dio e Salvatore degli uomini. La sua presenza è disseminata in tutta la terra. Perciò cambia tutto: il falegname lavora diversamente da prima, il contadino cura le sue mucche diversamente da prima, le donne si trovano davanti al negozio a parlare diversamente da prima, perché tutta la terra è inabitata da una luce nuova. E noi, tramite la nostra amicizia, partecipiamo a questa luce portandocela l'uno all'altro. Questa luce non si spegne, perché è abitata dai volti, e i volti rimangono. Eh, già... i volti sono la memoria. Anch'io vi auguro una santa vigilia, e che possiate accogliere la luce che entra nella vostra casa!”

“Sei stato proprio tu”, aggiunse Jan, “che l'hai portata, quelle poche volte che sei venuto a trovarci. E la vita in questa casa è vissuta e vista diversamente anche per questo. Sei stato tu, padre Boguljub, a dirci tante volte che la vita spirituale consiste nel vedere le cose nella luce giusta”.

“Sí, Natale è la festa della luce, e noi cristiani siamo gente della luce, gente che cammina in una valle inondata da una grande luce. Ma ci sono delle cose nella nostra valle che non è facile vedere nella luce giusta.., e poi c'è anche la luce del mondo, che abbaglia e illumina la vita con i suoi fuochi d'artificio. Natale è una buona occasione per abituare i nostri occhi alla luce vera, per non essere abbagliati dai luccichii che non contano”.

E mentre ancora parlava, guardava dalla finestra nel buio della sera, che tuttavia faceva intravedere i fiocchi di neve. Gli sembrava che i fiocchi piú vicini alla finestra e quelli piú lontani creassero un movimento di straordinaria profondità, quasi da vertigini.

“Padre Boguljub, è ancora in linea?”

“Sí, sí, un santo Natale. E scaldate il cuore ai vostri figli in questa santa notte. Che la memoria del calore e dell'amore, della luce e della festa si imprima in loro per i tempi freddi e deserti che forse li aspettano prima di giungere alla vecchiaia!”

Mentre tornava di nuovo verso la finestra e si immaginava la mensa che i monaci di san Benedetto preparavano per Natale, con grandi pani, brocche di vino e mele, pensava alla casa di Jan e di Tina. Era una casa semplice e bella. Boguljub si ricordava di come avevano preparato la cena l'ultima volta che li aveva visitati. Era sera anche allora. Lui era arrivato in treno. Jan lo aveva preso con la macchina e, prima di arrivare a casa, gli aveva detto che avrebbero voluto confessarsi con la moglie prima della cena. Sulla porta di casa, il monaco aveva salutato Tina e i due piccoli bambini che lo avevano guardato con stupore, perché la sua barba faceva loro una grande impressione. Entrando nel salotto, Jan aveva spiegato ai bambini che sarebbero dovuti rimanere per un attimo nella loro stanza a giocare. Allo sguardo interrogativo dei bambini, sul perché dovessero ritirarsi quando era arrivato un ospite cosí interessante, aveva aggiunto che mamma e papà dovevano incontrarsi con padre Boguljub e con il Signore.

Ales, che era un poco piú grande, intorno ai 5 anni, aveva chiesto con la sua vocina: “Ma con quale signore?”

Jan aveva risposto con certezza, senza esitazioni: “Con il nostro Signore”. “E come si chiama?” aveva chiesto Ales. “Gesú Cristo”. “Ah”, aveva acconsentito, quasi facendo vedere che la risposta gli bastava.

Ma dopo un attimo aveva aggiunto: “Ma quando è venuto? E dove è ora?” “In mezzo a noi”, aveva risposto a voce bassa padre Boguljub. Il bambino si era impensierito. “Come, in mezzo a noi?”

Il padre, Jan, allora si era chinato verso il figlio: “Hai visto come ci siamo salutati con padre Boguljub? Come parliamo con la mamma di lui? Chi pensi che sia lui per noi due, e anche per voi due?” “Un vecchio amico”, era intervenuto il piccolo Milos. “Sí!”, aveva aggiunto Ales, “gli volete tanto bene”.

“Vedi, Ales, questa amicizia in qualche modo è il nostro Signore. Impara il suo nome: è l'amore che sta qui. Lui stesso ha detto che dove c'è l'amore, lí c'è Lui.

Ales e Milos, secondo voi, la mamma e io ci vogliamo bene?” “Sí, tanto”. “Questo nostro amore ce lo ha dato il Signore e ci ha unito con Lui per sempre.

Vi ricordate quando andate ad aprire le scatole con le foto del nostro matrimonio, che vi piacciono tanto? In quel momento il Signore è entrato tra noi ed è rimasto qui, nella nostra famiglia”. E mostrava con tutte e due le mani lo spazio intorno.

I bambini erano usciti con grande attenzione, silenziosamente, come se fossero attenti a non sfiorarlo, perché non riuscivano a individuare esattamente il posto dove si trovava. Anche allora la luce della presenza di Dio aveva trovato casa in una semplice famiglia che viveva alla sequela del Signore.

Per un attimo è come se Boguljub avesse fermato questo film della memoria, nel quale si era totalmente immerso. Il suo occhio si era posato sul santino di san Benedetto che spuntava dalla Bibbia sul tavolo e aveva mormorato: "Ecco, Signore Gesú Cristo, tanti dicono che il mondo va male, ma dietro le mura, al di là di ciò che si vede e soprattutto al di là di ciò che il mondo ci fa vedere, o meglio, Signore, di ciò che vuole che noi vediamo, quanta bellezza, quanta semplicità!"

Boguljub, davanti alla finestra, rituffò lo sguardo nel buio della notte, e subito riprese il filo dei ricordi…
estratto da: “I racconti di Boguljub: L’AMORE RIMANE” di M.I. Rupnik - ed. Lipa

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