domenica 11 dicembre 2011

Natale: l'abbraccio di Dio


Cristo viene in mezzo a noi scegliendo sempre il cammino dell'umiltà.
Noi gli avremmo suggerito il fascino della potenza. Lui sceglie il fascino dell'amore.

I nostri schemi sono saltati. Dio è nell'infinitamente piccolo, la sua parola è un vagito di neonato, che si affida a un volto che gli sorrida, a una mano che lo accarezzi, a un seno che lo nutra. Perchè solo questo è il segno dato ai pastori - e a noi - per riconoscerlo.
Come i pastori, anche noi dobbiamo sostare davanti a quella mangiatoia, la nuova arca che custodisce il mistero, con occhi nuovi, capaci di vedere ciò che all'apparenza non c'è, perchè lì si gioca la nostra stessa consistenza.
Da Nazaret a Nazaret passa la nostra possibilità di incontrare il volto di Dio, da un angelo che parla a una vergine, alla ferialità di trent'anni trascorsi nel silenzio. Ma passando per Betlemme, per una mangiatoia che proclama 1'inaudito, la carnalità di Dio, il suo abbraccio che salva.
La stalla di Betlemme sono io, questa mia tenda d'argilla è la grotta della natività perenne, ininterrotta, del Figlio di Dio.
Cristo nasce come figlio della terra perchè io nasca come figlio del cielo: «a quanti I'hanno accolto ha dato potere» - non solo la possibilità, ma il potere: l'energia, la forza, il dinamismo -«di diventare figli di Dio» (Gv 1,12). E’ la potenza che emana dalla sola incarnazione.
Padre Ermes Ronchi

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