martedì 8 novembre 2011

Cercare e trovare

"Colui che cerca non deve fermarsi fino a quando non avrà trovato; quando avrà trovato, resterà stupito; quando si sarà stupito, regnerà; quando avrà iniziato a regnare, troverà riposo". Ecco cinque tappe di un itinerario dello spirito tracciato da un testo apocrifo cristiano, il Vangelo degli Ebrei, databile attorno al II-III secolo (questo frammento è giunto a noi attraverso la citazione di un autore cristiano del II secolo, Clemente Alessandrino). Seguiamo, dunque, quella strada che ha come punto di partenza il “cercare”. È la donna del Cantico dei cantici che corre nella notte alla ricerca del suo amato ad essere il simbolo di questa ansia di luce. E alla fine, dopo i fallimenti, ecco la seconda tappa: «Trovai l'amore dell'anima mia» (3,1-4). L'incontro, però, non è l'approdo terminale perché esso apre una nuova avventura, quella dello “stupore”, ossia del dialogo contemplativo tra i due che si amano, tra l'anima e il suo Signore. Si spalanca, così, un orizzonte glorioso e luminoso, l'esperienza del “regnare” con Dio, come aveva promesso Cristo ai suoi discepoli («siederete su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele»: Matteo 19,28). È a questo punto che l'itinerario raggiunge la sua meta: è quel “riposo” che non significa una pallida e inerte quiete, ma nel linguaggio biblico è la pienezza di vita e di pace, è la requies aeterna cristiana, celebrata nei capitoli 3 e 4 della Lettera agli Ebrei. Come diceva il Siracide, «segui le sue orme, ricerca [la sapienza di Dio] e ti si manifesterà… Alla fine in essa troverai un riposo che diverrà la tua gioia» (6,27-28). Nel lager nazista Dietrich Bonhoeffer invocava: «Riposo di Dio, tu vieni incontro ai tuoi fedeli come una sera di festa immensa!».

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