Dopo il peccato originale siamo stati allontanati dal paradiso terrestre e collocati in un mondo contrassegnato dal peccato e dalla caducità. E con il peccato sono entrate nella nostra vita la morte e la sofferenza.
Nel nostro cuore sono tuttavia rimasti il ricordo e la nostalgia di quella pienezza di amore, pace, gioia, armonia, che solo Dio ci può donare, mentre ora sperimentiamo in continuazione uno scarto tra la vita che vorremo vivere e quella concreta che siamo chiamati ogni giorno ad affrontare.
Viene ora da chiederci se nostro destino sia rimasto solo il doverci adattare alle circostanze sperando di sopravvivere alla meglio, oppure se ci è dato anche un margine per modificare alcune realtà e renderle migliori.
La risposta ce l’ha data Gesù che è venuto a portare la luce per allontanare da noi le tenebre e che, in virtù della Sua costante presenza al nostro fianco e della Sua Parola, ha dato anche a noi il potere di cambiare il mondo ed i nostri destini.
Per ottenere ciò è tuttavia necessario che si faccia la nostra parte, perché ci viene chiesto di avere fede e di trasferire questa nel nostro vissuto attraverso le opere.
Questo punto è molto importante perché fino a quando ci si limita ad ascoltare la Parola, a discuterne o a raccontarla, anche a studiarla, si attiva soltanto un processo dell’intelletto e tutto finisce lì.
E’ come un seme collocato in un vaso che si può osservare in tutte le maniere, ma fino a quando questo non viene seminato nel terreno fertile non produce frutto.
E’ poi cosa nota che quando i frutti non si vedono anche le verità più grandi diventano poco credibili.
Viviamo un’epoca caratterizzata da uno straordinario sviluppo delle tecniche e dei mezzi di comunicazione, ma nello stesso tempo persiste e si allarga una grossa frattura fra il sapere illuminato e l’azione, e ciò avviene in tutti i campi, non solo in quello religioso, ma anche politico, sociale, ecologico, umano e quant’altro. E i frutti di bene poco si vedono. Anzi, alle volte si ha l’impressione che tutto si muova nel verso sbagliato, e che non ci sia solo l’esondazione di fiumi o lo smottamento di alcuni tratti di montagne, ma esondazioni e smottamenti nelle nostre coscienze e del nostro agire nel mondo.
Non dobbiamo tuttavia restare irretiti da queste realtà, ma sollevare lo sguardo più in alto verso chi ha saputo fare sul serio, ed in questa direzione ci è dato di vedere cose veramente straordinarie. Per restare in ambito religioso e soffermandoci alla nostra epoca basta pensare alle opere che hanno fatto il papa Giovanni Paolo II, S. Padre Pio da Pietralcina, Madre Teresa di Calcutta, Chiara Lubich, ecc.
E ce ne sono tanti altri anche viventi.
Rimane dunque la domanda: perché solo loro? Non ha detto il Signore che se crederemo anche noi faremo opere grandi? Certamente non tutti siamo chiamati a fare le opere di questi giganti della fede, ma Dio ci chiama tutti all’azione, e con Lui e con la guida della Sua parola siamo certi che possiamo veramente trasformare il mondo. Non rimane che rimboccarsi le maniche.
Nel nostro cuore sono tuttavia rimasti il ricordo e la nostalgia di quella pienezza di amore, pace, gioia, armonia, che solo Dio ci può donare, mentre ora sperimentiamo in continuazione uno scarto tra la vita che vorremo vivere e quella concreta che siamo chiamati ogni giorno ad affrontare.
Viene ora da chiederci se nostro destino sia rimasto solo il doverci adattare alle circostanze sperando di sopravvivere alla meglio, oppure se ci è dato anche un margine per modificare alcune realtà e renderle migliori.
La risposta ce l’ha data Gesù che è venuto a portare la luce per allontanare da noi le tenebre e che, in virtù della Sua costante presenza al nostro fianco e della Sua Parola, ha dato anche a noi il potere di cambiare il mondo ed i nostri destini.
Per ottenere ciò è tuttavia necessario che si faccia la nostra parte, perché ci viene chiesto di avere fede e di trasferire questa nel nostro vissuto attraverso le opere.
Questo punto è molto importante perché fino a quando ci si limita ad ascoltare la Parola, a discuterne o a raccontarla, anche a studiarla, si attiva soltanto un processo dell’intelletto e tutto finisce lì.
E’ come un seme collocato in un vaso che si può osservare in tutte le maniere, ma fino a quando questo non viene seminato nel terreno fertile non produce frutto.
E’ poi cosa nota che quando i frutti non si vedono anche le verità più grandi diventano poco credibili.
Viviamo un’epoca caratterizzata da uno straordinario sviluppo delle tecniche e dei mezzi di comunicazione, ma nello stesso tempo persiste e si allarga una grossa frattura fra il sapere illuminato e l’azione, e ciò avviene in tutti i campi, non solo in quello religioso, ma anche politico, sociale, ecologico, umano e quant’altro. E i frutti di bene poco si vedono. Anzi, alle volte si ha l’impressione che tutto si muova nel verso sbagliato, e che non ci sia solo l’esondazione di fiumi o lo smottamento di alcuni tratti di montagne, ma esondazioni e smottamenti nelle nostre coscienze e del nostro agire nel mondo.
Non dobbiamo tuttavia restare irretiti da queste realtà, ma sollevare lo sguardo più in alto verso chi ha saputo fare sul serio, ed in questa direzione ci è dato di vedere cose veramente straordinarie. Per restare in ambito religioso e soffermandoci alla nostra epoca basta pensare alle opere che hanno fatto il papa Giovanni Paolo II, S. Padre Pio da Pietralcina, Madre Teresa di Calcutta, Chiara Lubich, ecc.
E ce ne sono tanti altri anche viventi.
Rimane dunque la domanda: perché solo loro? Non ha detto il Signore che se crederemo anche noi faremo opere grandi? Certamente non tutti siamo chiamati a fare le opere di questi giganti della fede, ma Dio ci chiama tutti all’azione, e con Lui e con la guida della Sua parola siamo certi che possiamo veramente trasformare il mondo. Non rimane che rimboccarsi le maniche.
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