Parlavo con un amico tempo fa che mi ha detto: “Hai sentito che bell’intervento televisivo ha fatto quella persona?” riferendosi alle sue affermazioni da atea convinta con grandi competenze in ambito scientifico che sembravano voler spiegar tutto e negare l’esistenza del mondo spirituale e dell’al di là asserendo che ciò che oggi non è spiegabile in realtà prima o poi lo sarà, è solo questione di tempo.
Sono rimasto un attimo in silenzio. Ho semplicemente aggiunto: “Speriamo bene…”. Lì per lì il mio amico si è messo a ridere… Dopo essersi fatto serio guardandomi dritto negli occhi, con un senso di curiosità e preoccupazione si è fatto serio e mi ha chiesto perché dicessi così. Cosa volessi dire…
Allora ho precisato: “Dico, speriamo bene, perché se non avesse ragione è un bel guaio!”
In un attimo la mia mente ha oltre passato le nubi e il tempo. Ho immaginato la scena di quella persona un giorno davanti all’evidenza dell’esistenza di Dio. Lo stupore da cui sarebbe colta. Il rimpianto d’aver speso una vita in futilità. L’umiliazione estrema davanti alla coscienza personale che si trova sbugiardata dall’evidenza dinnanzi a Dio. I rischi e le conseguenze estreme possibili…
Mi è tornata alla memoria la famosa scommessa di Pascal, filosofo e scienziato, inventore della calcolatrice, per cui molto concreto e ligio alla corretta ratio, seppur ben coniugata con la fede. Nella sua opera “I Pensieri”, scrive un semplice ragionamento concludendo che conviene credere a Dio perché:
1) se Dio esiste, si ottiene la salvezza;
2) se ci sbagliamo, si è vissuto un’esistenza lieta e positiva, ispirata alla luce del Vangelo, piena di speranza rispetto alla consapevolezza di finire in polvere senza nessun altro futuro.
Le conseguenze potrebbero essere viste anche in negativo… Inoltre Pascal afferma la superiorità della fede in virtù del fatto che essa è in grado di portarci all’eternità, che è infinitamente superiore ai piaceri effimeri, materiali e finiti di cui è possibile godere sulla terra, e che dunque, concludendosi in dispiacere, non sono considerabili come veri piaceri.
Il ragionamento noto come “scommessa” è molto più complesso e potete approfondirlo leggendolo direttamente nella sua opera, vi lascio un
link interessante da questo punto di vista. Io ne ho preso solo spunto.
E’ incredibile quanto la mente possa in un istante, in una frazione di secondo fare miliardi di operazioni e ragionamenti. Ebbene. Primadi quel sospiro e di quella mia frase, ripensai proprio a tutto questo.
Nel dire “Speriamo bene…”, precisando in seguito “Dico, speriamo bene, perché se non avesse ragione è un bel guaio!” intendevo semplicemente affermare che quando sento persone così convinte che dopo la morte non ci sia nulla spero quasi per loro che abbiano ragione, perché se così fosse al massimo per me, che credo nel Vangelo e nella resurrezione della carne, non può andar male, in fondo avrò comunque vissuto una vita pensando ad una meta e cercando di viverla al meglio secondo coscienza. Ma se per caso la ragione stesse proprio dalla parte della Chiesa, allora è un dramma infinito, direi “eterno”. Perché l’inferno è una realtà e se si verifica è terrificante! Ne facciamo esperienza anche qui sulla terra, quando diciamo “questa vita è un inferno!”, beh… pensate che una condizione tale diventi eterna e qualitativamente più drammatica… Soffro solo all’idea di chi ci è potuto finire e di chi potrebbe finirci, non escludendo me per primo se non corrispondo alla grazia di Dio e non confido nella Sua Smisurata Misericordia!
La posta in gioco nella nostra vita è questa davvero! Svegliamoci!
Nel mio interloquire ho aggiunto come esempio quello di un pesce che si trova nel mare e nuota inconsapevole di essere stato preso nella rete dei pescatori perchè questa è ampia e spaziosa. Finchè il pesce resta là in acqua guizza e non immagina minimamente a cosa stia andando incontro, al massimo se arriverà all’estremità della rete potrà sentire che il suo spazio d’azione è limitato, ma appena la rete si alza repentinamente si troverà a dimenarsi senza più via d’uscita! Il pesce che è già finito nella rete del pescatore, finché è ancora nell’acqua non sospetta di essere stato catturato, quando però la rete esce dal mare, si dibatte perché sente vicina la sua fine; ma ormai è troppo tardi.
Questa è la nostra situazione da peccatori… Finché siamo in questo mondo ce la spassiamo allegramente non sospettando nemmeno di essere nella rete diabolica. In molti rischiamo di accorgerci quando ormai non potremo più rimediarvi… appena entrati nell’eternità! E’ il dramma del vivere lo stato di morte dell’anima, l’assenza di Dio nel cuore, che si chiamano “inferi”. Spesso Chiara Amirante ci ripete che gli inferi sono uno stato dell’anima che, con la morte, si tramutano in inferno, per sempre e senza rimedio. Così come il vivere il bene già sulla terra è vivere un pezzetto di Cielo che con la morte può divenire purgatorio se c’è ancora da purificarsi o Paradiso direttamente.
Chiaro che la Chiesa afferma che chi davvero è stato impedito al dono della fede dalla storia o dalla vita può salvarsi seguendo la legge di coscienza, che è come percorrere una strada secondaria per raggiungere una città, ma resta il fatto che chi non si trova in questa condizione e ha scelto di esserci scartando sia la strada secondaria sia l’autostrada del Vangelo, la rete prima o poi si solleverà.
Anche a riguardo di Medugorje, che reputo un ultimo grido dal Cielo per riprendere la strada verso Dio, a quanti dicono che è tutto falso rispondo semplicemente: prima di parlare andate là e mettetevi in discussione, dopo decidete. Ma attenzione, come spesso Saverio Gaeta dice: se è falso si tratta di una delle burle più grandi della storia essendo più di tre milioni all’anno le persone da tutto il mondo ad andarvi e crederci, ma se fosse vero la situazione è grave perché si tratterebbe di non aver prestato ascolto niente di meno che alla Madre di Dio che da 30 anni viene sulla terra per parlarci e noi incuranti continuiamo turandoci gli orecchi e chiudendo gli occhi.
Voglio concludere alzando il livello. Le mie sono semplici considerazioni e condivisioni di un fratello in cammino come tutti voi… Meditate invece e gustatevi queste parole di una acutezza e profondità meravigliosa. Sono del Beato John Henry Newman (1801-1890), sacerdote, fondatore di una comunità religiosa, teologo.
Per entrare nel regno dei cieli, bisogna fare la volontà del Padre mio (PPS, vol. IV, n° 22)
Anno dopo anno, il tempo trascorre in silenzio ; la venuta di Cristo si fa sempre più vicina. Se soltanto potessimo avvicinarci a lui, come egli si avvicina alla terra ! O fratelli miei, pregatelo affinché vi dia il coraggio di cercarlo in tutta sincerità. Pregatelo perché vi renda ardenti… Pregatelo affinché vi dia ciò che la Scrittura chiama « un cuore buono e onesto », o « un cuore perfetto » (Lc 8, 15), e, senza aspettare, cominciate subito ad obbedirgli con il cuore disposto al meglio. L’obbedienza foss’anche minima vale più del non obbedire…
Dovete cercare il suo volto (Sal 27, 8) ; l’obbedienza è l’unico modo di cercarlo. Tutti i nostri doveri sono obbedienza… Fare ciò che egli domanda, questo è obbedirgli. E obbedirgli è avvicinarsi a lui. Ogni atto di obbedienza ci avvicina a lui che, malgrado le apparenze, non è lontano bensì vicinissimo dietro la realtà materiale nella quale viviamo; la terra e il cielo sono soltanto un velo fra lui e noi ; verrà il giorno in cui egli strapperà questo velo e si mostrerà a noi. E allora a seconda del modo in cui l’abbiamo aspettato, ci ricompenserà. Se l’abbiamo dimenticato, non ci riconoscerà ; invece, « beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli » (Lc 12, 37). Tale sia la sorte di ognuno di noi ! È difficile giungere a questo, ma non giungervi è affliggente. La vita è breve, la morte è certa, e il mondo che viene è eterno.