venerdì 14 maggio 2010

Cosa significa “Gesù ascende al Cielo"?

Carissimi amici, oggi è la FESTA dell’Ascensione!
Ma cosa significa che “Gesù ascende al Cielo”?
La parola “ascensione” è evidentemente legata al significato del salire. Gesù, il Figlio di Dio, sale al Cielo, va a prepararci un posto presso il Padre e ci promette di non lasciarci soli, inviandoci il Suo Santo Spirito.
Gesù ha detto “E’ meglio per voi che io me ne vada, però io sarò sempre con voi” (cfr Gv 16). Ma come si fa a combinare queste due paradossali affermazioni?
Lui “va via”, ma abiterà sempre dentro di noi, infatti ha detto che con il Padre e lo Spirito prenderà dimora in noi!
Sembra incredibile, eppure è proprio questa la Sua grande Promessa!
Gesù ora entra e si trova in un modo di essere e di esistere diverso dal nostro, però Egli è il medesimo Gesù i cui piedi hanno lungamente camminato per le strade polverose della Palestina, le cui Mani hanno benedetto, accarezzato, guarito e perdonato, vero Dio e vero uomo, nella forma però definitiva dell’essere umano.
Egli si trova ormai nella dimensione spirituale ed eterna, ma continua ad essere Colui che, per amore, porta su di sé e toglie la lebbra del nostro cuore, il peccato.

Crediamo davvero che Egli sia il Vivente? Perfettamente uomo senza più i limiti dell’umano, ma comunque perfettamente uomo!
Egli ci ama, ama me!
Se Cristo adesso, in questo momento, è vero Dio e vero uomo, ci ama con l’amore di Dio e anche con l’amore di una persona umana, portato alla massima perfezione.
E’ dunque amore di un Dio, ma anche amore di un Dio che ha voluto essere uomo, per amarci proprio con tutta l’infinita ricchezza dell’amore umano.
Così in Cristo ci siamo tutti noi ed Egli ci ama, abbiamo una relazione autentica con una Persona che ci invita senza sosta a conformarci sempre più a Lui.
Allora la festa dell’Ascensione prende una luce tutta nuova, diventa il rinnovamento della nostra umanità, il nostro personale rinnovamento: siamo impegnati ad assomigliare sempre più a Cristo!
Gesù non poteva rimanere con noi in maniera visibile, ma ci ha lasciato questo compito meraviglioso, la ragione profonda della nostra vita: essere Lui in modo che chi ci incontra possa ancora esclamare con gioioso stupore: “E’ il Signore!” (Gv 21, 7) e che, oltre le nostre povertà, continui a risuonare, lungo tutte le strade, malate di fretta e distrazione, quel grido festoso di Maria di Magdala nel mattino di Pasqua: “Ho visto il Signore!” (Gv 20, 18).
E’ l’augurio grande che faccio a tutti noi!
Laura

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